Ragusa Sottosopra
n.6 del 09/12/2008
La Chiesa di S.Vincenzo Ferreri
Paolo Nifosì, strorico dell'Arte
La chiesa di San Vincenzo Ferreri, un tempo annessa al convento dei padri domenicani, si presenta stilisticamente unitaria nella facciata ed allo stesso modo unitaria, per quanto stilisticamente diversa, nel suo interno. Questa fisionomia, però, non è il risultato di un progetto e della sua coerente realizzazione, ma il frutto di stratificazioni e trasformazioni nella continuità tra il Cinquecento e l'Ottocento. La fondazione del convento risale alla prima metà del Cinquecento, con la contestuale costruzione sia del convento che della chiesa. Per quanto ancora non documentato, durante il Seicento si saranno avuti ampliamenti e trasformazioni significativi, dati gli elementi stilistici classicistici presenti sul lato esterno sinistro della chiesa nelle parti messe in luce dopo la demolizione dell'edificio scolastico fatta tra il 2006 e il 2007, leggibili allo stesso modo in alcune parti del lato destro della chiesa, ascrivibili più al Seicento che al Cinquecento. La facciata, tutta con conci di calcare a vista ha un'impaginazione molto semplice: una parete rettangolare, chiusa ai lati da due paraste corinzie, sovrastate da aggettanti cornici delle quali risulta integra quella dell'angolo destro e tagliata quella dell'angolo sinistro per far posto alla parete del nuovo edificio scolastico. In alto è definita da una cornice semplice e da una balaustra articolata con quattro specchi traforati. Nell'angolo destro si colloca il campanile che presenta un robusto basamento, segnato da una cornice marcapiano e dalla cella campanaria a quattro luci. Chiude un cornicione aggettante e una cuspide a bulbo impreziosita da piastrelle maiolicate policrome con una fascia decorata a zig-zag. Il portale è decorato da due semicolonne corinzie su alti plinti e da due borchie floreali negli specchi tra l'arcone e le colonne, da una larga trabeazione chiusa da due dadi e da un timpano spezzato ad arco ribassato che nel suo interno ha un motivo decorativo geometrico in bassorilievo concavo-convesso. Sovrasta il portale una finestra rettangolare chiusa da una cornice che ai quattro spigoli ha quattro orecchiette e che è conclusa, in alto, da una cornice lineare orizzontale. Nella chiave d'arco del fornice del campanile sul lato del prospetto, affianco al volto in altorilievo di una maschera, si legge incisa la data 1718. Nel lato destro del portale è disegnata una meridiana solare.
Non sappiamo l'entità dei danni subiti della facciata a causa del terremoto del 1693. Resta ancora, pertanto, aperta la sua datazione, che può essere collocata nella prima fase della ricostruzione, tra fine Seicento e primo Settecento, come può essere riferibile al Seicento, con un consistente restauro nel dopo terremoto. Segnali secenteschi sono infatti, oltre agli elementi stilistici dell'impaginazione architettonica, anche alcuni elementi architettonici che si trovano sul lato destro della chiesa, negli stipiti di un balcone murato e nelle mensole. I motivi decorativi degli stipiti ci portano al primo Seicento.
E' ipotizzabile che il blocco comprendente tutto il vano dell'endonartece strutturalmente abbia resistito al terremoto, per quanto notevolmente danneggiato. Quel blocco sarà restaurato ed integrato nella fase ricostruttiva del dopo terremoto. Per quanto riguarda lo spazio interno della chiesa, un'aula unica cui si accede da un endonartece e conclusa, mediante un arcone trionfale, da un'abside semicircolare il cui catino è aperto da una finestra circolare.
Alla data dell'incameramento dei beni ecclesiastici da parte dello Stato unitario la chiesa presentava sette altari, di cui due foderati da cristalli dipinti e da cornici lignee e cinque di marmo, tra cui l'altare maggiore.
Sugli altari si trovavano rispettivamente la tela di San Vincenzo Ferreri, quella di San Giuseppe, quella di San Domenico, quella di San Raimondo, quella di San Pietro Martire, quella della Madonna del Rosario e un Crocifisso in scultura (nella parete di quest'ultimo altare permane in affresco un paesaggio di città).
La fisionomia unitaria dell'interno prende corpo tra il 1731 e il 1734 col ciclo di stucchi eseguiti dallo stuccatore agrigentino, ma di formazione palermitana e in particolare serpottiana, Onofrio Russo.
L'incarico al Russo riguardò le pareti laterali dell'aula, con le sei cappelle, le cornici dove inserire successivamente i dipinti per i quali sarà incaricato il pittore palermitano Raffaele Visalli e i " festini" di fiori negli angoli della volta dell'abside. Nel contratto di incarico non si fa menzione al tema raffigurato nel catino absidale, la raffigurazione di Dio Padre, sorretto da angeli e glorificato da angeli musicanti tra nuvole e teste di cherubini e serafini. A Raffaele Visalli, nel 1736, si dà l'incarico di dipingere le tele degli altari della Madonna del Rosario, di San Pietro Martire e di San Domenico, oltre a dodici dipinti da sistemare tra le cappelle e nell'ordine "bastardo" raffiguranti i misteri dolorosi, i misteri gloriosi o i misteri gaudiosi a discrezione del priore del convento.
L'aula ubbidisce allo schema secentesco nell'articolazione tra cappelle, in basso, attico finestrato e copertura a capriate, coperta da un tetto piano. Questo schema è analogo a quello di altre architetture ecclesiastiche iblee: si ricordino a Ragusa gli interni della chiesa di San Giacomo, della chiesa della Madonna dello Spasimo, della chiesa di San Giovanni Battista, prima della realizzazione della volta finta del secondo Settecento; a Modica gli interni della chiesa di Santa Maria di Betlem e della chiesa di San Giorgio, prima dell'intervento (volta finta) del secondo Settecento. Mediante lo stucco si definisce lo spazio interno: le due cappelle mediane sono decorate da colonne tortili, arricchite da motivi fogliacei e da putti reggicartiglio, le altre da colonne con l'imoscapo scanalato. L'arcone trionfale vede l'articolazione di tre colonne per lato su alti plinti, di cui quella centrale, ricca di motivi fogliacei e le due laterali a fusto scanalato in basso e liscio in alto. Uno scudo chiude l'arcone come chiave d'arco.
Nell'abside una grande nicchia doveva contenere una tela e probabilmente un simulacro scultoreo.
Ai lati due grandi finestre(?) (di cui una murata) con ampia cornice conclusa in alto da arcate semicircolari. Testine di putti alati, medaglioni a fiorami e scene di paesaggi immaginari decorano le cornici.
Lungo le pareti laterali si riscontrano scialbature a colori (verde, azzurro, ocra) riferibili all'Ottocento, mentre in alcune cappelle si riscontrano decorazioni dipinte a motivi fogliacei di datazione incerta. Lo spazio dell'endonartece è sovrastato da un coro che si affaccia nell'aula mediante tre arcate. La parete dell'introspetto è decorata con stucchi raffiguranti tende che si aprono. Un tetto piano dipinto faceva da copertura al vano. Crolli avvenuti in diversi momenti del Novecento hanno fatto perdere tutto il tetto. La chiesa si presentava scoperchiata fino agli anni novanta del Novecento. Se il ciclo decorativo in stucco si riferisce a questo momento, alcuni elementi dell'interno risultano problematici per la loro collocazione cronologica. Ci si riferisce all'endo-nartece in cui i motivi decorativi sia geometrici che fogliacei che incastonano qualche blasone, simili a quelli della cappella-cripta della chiesa di Santa Maria del Gesù della stessa città, possono riferirsi al Seicento o alla prima metà del Settecento. In secondo luogo nell'introspetto dell'aula le lesene di ordine ionico potrebbero riferirsi al Seicento. Diversa è invece la storia degli altari. Se l'altare in marmo dell'abside è un'opera rococò del secondo Settecento, gli altari in pietra della navata, dove ancora rimangono frammenti di vetri colorati e di cornici lignee, sono testimonianze neoclassiche del primo Ottocento; particolarmente interessanti nella loro condizione attuale in quanto rivelano i modi costruttivi in itinere di questa particolare tecnica, prima del risultato finale leggibile negli altari della chiesa di San Giuseppe e di alcuni altari nella chiesa di San Giorgio, sempre a Ragusa Ibla.
Se questa è la possibile lettura storica della chiesa nel suo prospetto e nel suo interno, diversa è la situazione del lato esterno sinistro della chiesa, leggibile anche alla luce delle recenti demolizioni dell'edificio scolastico. Su questo lato, infatti, si individuano oltre all'ingresso laterale della chiesa del Seicento con una data incisa nell'architrave (1622.^?) e l'iscrizione ADORATE DNUM IN ATRIO SCTO, con un piano di calpestio più basso rispetto al pavimento interno della chiesa settecentesca, un loggiato che in parte ancora rimane e che in parte è stato demolito, ma che è leggibile nei peducci delle volte, scolpiti con motivi geometrici e testine alate. Come per la facciata anche per questa parte risulta difficile fissare la cronologia tra pre e post terremoto; è comunque una cultura architettonica di continuità tra il Seicento e il primo Settecento. Alla luce di questa analisi storica resta poco chiara l'intonacatura di parti di muratura sulle pareti esterne che impedisce la comprensione del manufatto.
Attualmente nel monumento è in corso un intervento di consolidamento e restauro. In proposito riterrei opportuno non intonacare le murature esterne per consentire una comprensione del manufatto, anche perché quelle murature non risultano intonacate nella loro fase realizzativa, ad eccezione di quelle parti di muratura che riguardano intonaci interni al convento oramai demolito.
Diversa la situazione interna della chiesa dove a causa del degrado risultano spezzate alcune cornici sia nelle basi degli altari e delle lesene sia nelle cornici marcapiano. In questo caso con gli stessi materiali, pietra o stucco, si potrebbero integrare le parti mancanti, laddove ci si riferisce a cornici, lasciando incomplete le parti mancanti dei putti e dei motivi fogliacei.
Mi limiterei ad un restauro conservativo per l'altare maggiore in marmo e per gli altari laterali, eseguendo solamente un'operazione di consolidamento e di pulitura. Per ciò che rimane di interventi pittorici nell’aula sarebbe sufficiente una semplice pulitura.
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