Ragusa Sottosopra
n.6 del 09/12/2008
L'ISOLA che non ti aspetti
La Sicilia vista dall'alto di Luigi Nifosì e Dominique Fernandez
Giuseppe Pitrolo, Docente di Lettere
Clint Eastwood,
“Per un pugno di dollari”
Scrive Daniel Kehlmann (giovane e brillante scrittore tedesco): Ah, la nostra bizzarra passione per le visuali dall'alto! Un banale paesaggio di case e costruzioni appare quasi bello quando lo osserviamo dall'alto; e se dall'alto “un banale paesaggio” appare “quasi bello”, quel bel paesaggio che è la Sicilia apparirà bellissimo. Anzi, appariranno bellissimi i bei paesaggi: perché Bufalino affermava che esistono “cento Sicilie” (quella verde dei carrubi, quella gialla dello zolfo,…); e il fotografo Luigi Nifosì ce lo ha letteralmente (di)mostrato, fotografando per anni, dall'alto degli elicotteri della Guardia di Finanza, la pluralità delle Sicilie. I 150 migliori scatti (ma migliaia sono stati dolorosamente scartati) si possono ora ammirare in uno splendido libro: In volo sulla Sicilia, Edizioni Arsenale, testi di Dominique Fernandez.
Il volume è eccezionale: le immagini immortalano angoli nascosti o scorci noti dell'isola secondo una inusuale prospettiva. Dal cielo. Svelano così agli occhi del lettore vedute inedite e mostrano una Sicilia mutevole “fatta di un confuso disordine, tessuta di tali contraddizioni, che nessuno può vantarsi di essere capace di afferrarne l'intera complessità” (Fernandez). Commenta Lucia Nifosì: vedete, “come non l'aveva mai vista nessuno, l'isola trasformarsi in una tavolozza cangiante di colori”. Facciamo dunque la conoscenza di un'isola sconosciuta, densissima di città geometriche (Avola, Grammichele…) e di case (“le case le case le case” che stupivano Vittorini degli USA). Scrive Fernandez: “In questo libro ognuno farà le proprie scoperte, ciascuno avrà le sue sorprese.
Vista dall'alto la Sicilia non somiglia affatto a ciò che si coglie al livello del suolo”.
Anche perché la Sicilia è un continente, e nelle foto di Nifosì è più facilmente percepibile il braudeliano legame fra la geografia e la storia, fra la natura e l'urbanistica, fra la geologia e la psicologia sicula, fra il carattere tellurico dell'isola e il temperamento dei siciliani. Fernandez (Parigi, 1929), a sua volta, conosce meglio della gran parte dei siciliani la nostra isola, dove è venuto la prima volta nel 1963 è dove ha comprato casa (a Portopalo). Finissimo saggista e romanziere europeo, è anche acutissimo antropologo dei siciliani: bastino due citazioni: “poiché vivono sotto la minaccia permanente dei terremoti e dei vulcani, come meravigliarsi del carattere dei siciliani? La geologia, qui, spiega la psicologia.
Emotività a fior di pelle, difficoltà a prevedere il futuro, arte di godere a fondo dell'attimo presente, ripugnanza al risparmio, fretta nello spendere, senso acuto della precarietà, ossessione della morte, gusto degli ornamenti vistosi e predilezione per l'arte barocca, che esalta l'instabile, il fugace, il vertiginoso. Non c'è nessuno di questi tratti che non si possa collegare alla grande inquietudine tellurica mai stanca… Come sono strette una contro l'altra, le case in Sicilia! (…) Si vive l'uno addosso all'altro: paura della solitudine, paura dell'ignoto, paura del vuoto, bisogno di una solidarietà immediata, tangibile”. Con le foto aeree il pittoresco e i particolari si perdono a favore dell'essenziale, delle guccioniane “linee del mare e della terra” e si coglie il legame col mare, il rapporto fra i siti e gli edifici. Citiamo ancora Fernandez: “Guardate la cattedrale di San Giorgio a Ragusa Ibla. Posata su una scalinata come su un basamento, si innalza nel punto più alto di una piazza in pendenza. Di solito la si guarda da questo punto e, obbligatoriamente, non si scorge che la facciata. Grazie alla foto aerea si percepisce il progetto (…) Da una parte la ressa delle case strette come pecore attorno al pastore; dall'altra, in fondo, il letto incassato del torrente su cui si staglia il santuario. Senza l'ammassarsi delle case e senza la profondità minacciosa del burrone, la chiesa di San Giorgio non sarebbe completa (…) La cattedrale veglia sulla sua Ragusa; le casette sono ammucchiate ai suoi piedi solamente per cercare rifugio dall'onnipotente e inquietante natura. Questo gioco di simboli appare solo se osservato dal cielo”.
Dal punto di vista di Dio…Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque, ci insegna infatti la seconda frase della “Genesi”, e la visione dall'alto nella Bibbia coincide con eventi fondamentali: la consegna delle Dieci Tavole a Mosè sul monte Sinai, la sua morte sul monte Nebo (da cui può vedere tutto il paese di Giuda fino al Mar Mediterraneo), Elia rapito in cielo dal carro di fuoco (niente a che fare con lo sventato Fetonte…), Gesù tentato dal diavolo e condotto sul pinnacolo del tempio e su un monte altissimo da cui vede tutti i regni del mondo, il Discorso della Montagna (Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio)E in ambito classico dobbiamo per forza citare Dedalo, che è il geniale inventore delle ali, che consentono la visione dall'alto, la razionalizzazione della molteplicità del reale. E come dimenticare Astolfo, il paladino dell'“Orlando furioso” che, volando sull'Ippogrifo, il volator destriero più veloce dell'aquila e del falcone, domina sull'universo mondo, memore di Dante, che nel “Paradiso” può guardare dall'alto la terra, l'aiuola che ci fa tanto feroci, emulando così lo straniante punto di vista di Dio?
Immaginate un Dedalo, un Elia, un Astolfo con una macchina fotografica! Intenti a fotografare dall'alto la Palestina, il Mediterraneo, l’Europa…
Ecco, in questi anni Luigi Nifosì ha volato per noi su tutta la Sicilia, anticipando Google Earth e regalandoci un libro straordinario.
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