Ragusa Sottosopra
n.2 del 03/04/2009
Crisi economica seduta aperta del C.C.
Faustina Morgante, Direttore responsabile
Come valuta il dibattito che è emerso da questo primo confronto in consiglio e che segnale bisogna dare alla città?
Di Stefano - Ritengo importante il fatto che si siano messi allo stesso tavolo rappresentanti politici, sindacali e imprenditoriali e che si sia riconosciuto che la crisi economica va affrontata con un impegno collegiale e non con le chiacchiere. Le proposte emerse sono state oggetto di un ordine del giorno che abbiamo condiviso tutti e spero che ora seguano alcuni fatti.
Cappello - Le risponderò con le parole di Edoardo Bennato: “… il dibattito sia aperto/parleranno tutti quanti/dotti medici e sapienti/Tutti intorno al capezzale di un malato molto grave…”. Che triste passerella! Rimedi scaturiti? Un non meglio inqualificabile “ordine del giorno”: misero placebo per un vero ammalato.
Martorana- E' necessario e moralmente obbligatorio, a livello locale, che le forze politiche e sociali, che rappresentano tutti i cittadini, i lavoratori e le imprese ragusane, debbano attivarsi, con ogni mezzo a loro disposizione, per attenuare i danni economici e sociali causati dalla crisi. In quest'ottica quale luogo migliore del Consiglio Comunale per dibattere pubblicamente e confrontarsi sull'argomento, cercando soluzioni valide e condivise? Ed infatti durante il dibattito alcuni percorsi condivisi sono stati indicati e trasfusi in un ordine del giorno votato successivamente all'unanimità. Ma per dare un segnale forte alla collettività, è necessario che alle parole seguano i fatti. Ad esempio, in sede di approvazione del bilancio di previsione 2009 e del Piano di Spesa annuale della l.r. 61/81, tutto il consiglio comunale, con il sindaco in testa, potrebbe dare un segnale tangibile di volontà votando, a parere dello scrivente, i seguenti provvedimenti: a) istituzione di un fondo speciale di solidarietà per i soggetti colpiti dalla crisi ; b) sblocco delle somme immobilizzate per la costruzione della famosa circonvallazione di Ibla, bocciata tra l'altro anche dalla Soprintendenza, per liberare consistenti risorse sempre da investire nel centro storico, dando così ossigeno ad imprese e lavoratori ragusani; c) spendere in manutenzioni di strade, scuole ed edifici pubblici tutte le somme possibili appostate in capitoli di bilancio non utilizzate, magari incrementandole con il sacrificio di quelle spese cosidette “ futili ”.
Di Paola - Non ci sono dubbi sul fatto che il consiglio comunale ha avuto ed ha un ruolo marginale nel poter proporre strategie economico-finanziarie soprattutto in una crisi le cui origini sono legate ad insolvenze finanziare in mercati intercontinentali con ripercussioni globali, detto questo il dibattito nella nostra assise ha manifestato una condivisione ed una consapevolezza unanime a dimostrazione dell'elevata sensibilità e livello dei nostri amministratori, dei nostri rappresentanti in consiglio comunale e della classe dirigente sindacale e di categoria. Il segnale per la città non può che essere di tipo amministrativo, come i tempi di rilascio di autorizzazioni, di concessioni edilizie, e di tutte le attività di competenza del comune, ma credo che il vero segnale dovrà essere, insieme ad altri enti locali di tutto il sud-est della Sicilia, le banche e tutte le categorie produttive e sindacali, la concertazione sulle scelte strategiche per il futuro della nostra comunità.
Le piccole e medie imprese soffrono da Pordenone a Ragusa (in provincia in un anno si sono perse 445 aziende), la lista dei disoccupati aumenta anche nella nostra provincia, i salari perdono potere d'acquisto. Temi come il precariato nelle scuole e la contrazione di crediti ed investimenti assumono al sud tinte più cupe. Quali sono le proposte che il suo gruppo intende sostenere perché le istituzioni locali possano intervenire con propri strumenti?
Distefano - Bisogna distinguere fra quello che può fare il Comune, poco, e quello che può fare lo Stato, tutto. Difatti appare strano che, malgrado Tremonti sia stato fra i primi a prevedere la recessione americana, il governo italiano non abbia ritenuto di fare nulla fino a quando l'economia non è precipitata, come un palazzo di creta in un terremoto. Si è partiti dalla convinzione che le banche italiane erano al riparo dalla crisi internazionale (ma il caso Unicredit ne è una controprova), portando il governo a sottovalutare la crisi reale che è poi quella che colpisce imprese e lavoratori, quindi produzione, commercio e famiglie. E comunque sbagliamo se pensiamo che la crisi tocchi solo il Mezzogiorno o sia più grave da noi. Nel Nord i cassintegrati della grande industria non si contano, ma anche le piccole e medie imprese dei grossi centri di eccellenza ( Emilia, Toscana, Marche, per fare qualche nome, Carpi, Prato, Sassuolo) hanno registrato riduzione di attività e anche chiusure di marchi illustri. Che fare? Lo Stato comincia a intervenire sull'economia reale e sulle conseguenze sociali con l'incremento dei fondi a favore degli ammortizzatori sociali. Ma con questi, pur aiutando le famiglie in difficoltà, non si sostiene l'economia se non per quel poco con cui si sostengono i consumi; e comunque non è possibile andare all'infinito con i fondi statali, se non si torna alla produzione. Le banche, malgrado gli inviti del governo e le provvidenze messe a loro disposizione, continuano a restringere il credito, ad aumentare i tassi con la scusa che le garanzie sono minori in tempo di crisi. Un certo sostegno le imprese lo ottengono dai Confidi, che però dipendono pur sempre dalle banche. Quindi l'unico vero intervento è quello diretto a sostenere finanziariamente le imprese: meglio un operaio che lavora con il sostegno del governo piuttosto che un lavoratore che spende il sussidio di disoccupazione. Il primo produce e spende, il secondo spende soltanto. Che cosa può fare il Comune? Sostenere le imprese per dare lavoro. Per prima cosa è indispensabile pagare le imprese per lavori e forniture effettuate. Quindi rastrellare tutte le risorse disponibili dai capitoli che non riguardano spese correnti e necessarie e destinarle a lavori pubblici e servizi: strade, case, scuole, impianti sportivi. Istituire un fondo per il sostegno alle imprese, anche come fondo di rotazione, che domani tornerebbe nella disponibilità dell'ente (utilizzando lo stanziamento regionale per l'estrazione di petrolio). Credo che in tempo di crisi sia necessario concentrare le risorse pubbliche per poterne uscire, rinviando a tempi migliori altro tipo di investimenti.
Cappello - Abbiamo consumato più di quanto potevamo consumare. Siamo vissuti al di sopra delle nostre capacità economiche: ci siamo “ingrassati”oltre ogni limite ed adesso ne paghiamo lo scotto: tutti i nostri valori di “biochimica clinica” sono fortemente e pericolosamente alterati. Per ritornare ai valori di riferimento occorre una lunga e drastica dieta. Che ancora non ha avuto inizio!
Martorana - Per lo sviluppo l'ente Comune ha anche un ruolo estremamente importante e da questo punto di vista l'amministrazione comunale di Ragusa ha fatto ben poco. Ad esempio un buon ritorno occupazionale potrebbe derivare dalle politiche legate all'energia rinnovabile. Non quella della multinazionale dell'eolico, ma l'investimento nelle energie rinnovabili non impattanti (mini eolico, biomasse, energia solare, fotovoltaico, ecc.). Il Comune avrebbe potuto innescare tutta una serie di incentivi all'uso dell'energie rinnovabili, ad esempio, attraverso il non pagamento o una riduzione degli oneri concessori e dei tributi locali o il non pagamento per le imprese dei tributi legati alle attività produttive (es. addizionali sui consumi). Questo avrebbe favorito la nascita e la diffusione di manodopera specializzata e la creazione di un significativo indotto. E' mancato un piano strategico di sviluppo. Nel frattempo il territorio viene quotidianamente devastato: distrutti muri a secco, costruiti illegittimamente capannoni in zona agricola con destinazioni d'uso “finte” agricole, realizzate lottizzazioni in verde agricolo. Sarebbe stato interessante creare una nicchia di turismo rurale se si considera che in Italia (è l'unico settore in crescita malgrado la congiuntura economica ) è in fortissima espansione e conta un giro di oltre 5 miliardi di euro e milioni di turisti italiani e stranieri. Qui invece si distrugge la campagna! Altro che turismo rurale! Piuttosto tomba rurale! Il Comune ha autorizzato ciò che non poteva essere autorizzato. Aree di stoccaggio di materiale inerte, attività industriale, artigianale, commerciale in piena zona agricola con le mucche attorno e con le bellissime cave naturalistiche. Così si rischia di compromettere inesorabilmente per noi l'unica risorsa economicamente spendibile e a prova di crisi: un enorme patrimonio territoriale ad alta vocazione turistica. Lo sviluppo avviene anche costruendo, ma all'interno di una progettualità organica e pianificata ed avendo chiara la visione del presente e, soprattutto, del futuro.
Di Paola - Certo che la risposta può essere limitata e presuntuosa davanti ad un problema di questa entità. Con estrema umiltà sentiamo il dovere di partecipare al dibattito proponendo almeno cinque momenti di intervento: 1) la difesa dei redditi della classe media e delle famiglie, ad esempio con l'applicazione del quoziente familiare; 2) sostenere i redditi dei più deboli, potenziando i servizi sociali, liberando risorse dalla partecipazione pubblica ad attività come spettacoli o sagre; 3) captando ogni risorsa europea, nazionale, regionale e privata da spendere sul nostro territorio; 4) stimolando insieme con l'università tutte le attività culturali per attrarre capitali provenienti da altri territori; 5) investire sul terzo settore per promuovere nuova occupazione ed elevare i livelli sociali e di solidarietà della nostra comunità.
Non pensa che a fronte di una situazione così critica e complessa sia opportuno istituire tavoli territoriali di monitoraggio con la partecipazioni di sindaci, istituzioni, sindacati , associazioni di categoria? Ci saranno altri confronti in Consiglio Comunale?
Distefano - Credo che un tavolo tecnico sia non solo utile, ma indispensabile se si vuole mettere in atto una politica del tipo da me indicato. Le organizzazioni che rappresentano le imprese e i lavoratori debbono essere in testa alla definizione degli strumenti applicativi di provvedimenti a favore dell'economia. Se però si volesse fare un organismo destinato solo a monitorare sarebbe una perdita di tempo.
Cappello - La crisi non è nata oggi né ieri: volutamente misconosciuta viene da lontano, accompagnata dai “soloni” nostrani dell'economia globale ciancianti slogans di ripresa imminente, sistematicamente smentiti dai dati dell'economia reale. L'inflazione galoppa, i salari troppo bassi e un senso di opprimente e generale sfiducia hanno fatto precipitare a picco i consumi. Così commercianti ed imprenditori non vendono più. Lo Stato realizza meno entrate fiscali ed allora opera nuovi e maggiori tagli alla spesa pubblica.
La crisi che stiamo attraversando è di una gravità enorme: salari incapaci di coprire l'intero arco di un mese, aziende che chiudono, ricorso immane agli ammortizzatori sociali.
Ed il peggio deve ancora venire! Al di fuori di questo cupo coro gravitano i nostri deputati: europei, nazionali e regionali, satolli nella loro mostruosa indennità (in un mese percepiscono più di quanto percepisce un lavoratore in un anno di lavoro). Per non parlare di una litania infinita di benefits che si sono pazientemente e silenziosamente costruiti nel tempo.
Istituire tavoli territoriali etc. etc.: dispendiosi ed inutili. Altri confronti in Consiglio comunale: Un confronto è poco, due sono troppi! …Al congresso sono tanti, dotti, medici e sapienti…
Martorana - L'attivazione del piano strategico di sviluppo deve andare in questa direzione di concertazione e partecipazione per lo sviluppo locale. Il piano indica la rotta da seguire e la partecipazione diffusa ed allargata.
Di Paola - Come già detto è assolutamente necessario istituire tavoli permanenti con incontri anche settimanali, a titolo gratuito, di concertazione e di analisi estremamente rappresentativi e pragmatici anche su singoli temi economici coinvolgendo i migliori esperti del nostro territorio (sud-est della Sicilia), capace anche di confrontarsi con altri tavoli sia regionali, sia nazionali che europei.
Credo che se i consigli comunali e provinciali dovranno convocarsi, dovranno farlo per ratificare proposte concrete frutto della concertazione fra tutti gli addetti ai lavori.
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