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Ragusa Sottosopra

n.2 del 03/04/2009

Maria Paternò Arezzo

Gaetano Cosentini, storico

foto articoloLa nobildonna incarna l'essenza della sua estrazione familiare e sociale: l'amore per la cultura ed un innato senso d'altruismo

L'esperienza umana di Maria Paternò Arezzo, nel breve arco dei suoi anni, ha lasciato alla città di Ragusa un esempio di grande filantropia proiettato verso il tempo futuro, ma soprattutto un'immagine che appartiene all'irripetibile mondo donnafugasco in senso lato.
Per avere una visione più rispondente ai momenti della sua vita,evitando di identificare il personaggio esclusivamente col nosocomio a lei giustamente intitolato, bisogna ripercorrere per sommi capi alcune fasi della sua formazione familiare e culturale.
Maria, come la sorella Clementina, era nata dal matrimonio di Vincenzina Arezzo, figlia del barone Donnafugata, con il catanese Giuseppe Paternò Castello; ma quell'u-nione durò poco perché il padre abbandonò moglie e figlie e andò a vivere con un'altra. In seguito alla vicenda la signora Vincenzina cominciò ad avere problemi seri di salute ed alla cura delle due ragazze dovette badare in toto il nonno Corrado, coadiuvato dalla moglie e dalla sorella Ignazia, vedova Crescimanno, duchessa d'Alba-fiorita.
Una delle fonti più cospicue per scandagliare aspetti non ufficiali della giovane Maria è Ester La Rocca, nata Manari, sposata ad un signore di Ibla. Ester era piemontese, di professione insegnante elementare, legata affettivamente con la famiglia Donnafufoto articologata e con le due sorelle Paternò. Ho potuto leggere le numerose lettere inviate alle due sorelle e i suoi quaderni di lavoro,da cui emergono aspetti illuminanti per delineare un profilo della persona in esame, lontano dagli atti ufficiali necessariamente tristi o comunque freddi.
La vita di Maria si svolse nell'ambito di una realtà iblea che, nel suo caso, aveva come nume tutelare il barone Corrado, nonno premuroso e curatore di una vita così poi tragicamente spenta.
Nell'entourage della famiglia Donnafugata vivevano due anime: il gusto della cultura ed un innato senso di altruismo, il tutto radicato ad Ibla ma con una proiezione europea. Infatti il barone fu protettore ed egli stesso amico delle muse in quanto poeta, musicista non bravo e pittore dilettante, ma seppe circondarsi di uomini valenti e di grande capacità operativa a vari livelli.
Bisogna tener presente che nell'esercizio della sua attività di sindaco ebbe attorno a se personaggi come il poeta Giambattista Marini, lo scrittore e poeta Paolo La Rocca Impellizzeri, lo storico e igienista dr Raffaele Solarino. Il Marini fu amministratore ed amico del barone, come le lettere personali testimoniano; la sua figura di intellettuale ha un respiro europeo e classico, le sue opere contengono traduzioni dal greco, latino, inglese, francese. Sul piano degli interessi culturali si muovevano La Rocca e Solarino, che diedero luogo a splendidi lavori, datatifoto articolo nel tempo, ancor oggi di grande interesse. Il barone favorì l'arte pittorica con la famiglia Flaccavento, intesi “Cipiti”, l'alta ebanisteria con Lissandrello, la lavorazione della strumentistica musicale dei Bornò: in ultimo il grande amore per il teatro testimoniato dalla strut-tura del palazzo Donnafugata e dal distrutto teatrino della dimora agreste.
Un'atmosfera del genere fu il primo impatto della giovane Maria, favorita in tutto ciò dalla cura per la sua istruzione primaria affidata alla citata poetessa Ester Manari, che a lei dedicò dei versi tardo-romantici ma molto affettuosi. La frequentazione con la Manari, in un contesto di alta professione letteraria a sua disposizione, spinse Maria a cimentarsi anche lei nell'arte poetica. Si può leggere infatti un suo componimento, senza titolo, in una risposta a lei inviata dalla stessa Ester, che già aveva apprezzato il brano. Non abbiamo un testo di grande valore, ma un brano emblematico; quasi una premonizione quando chiede alla Vergine di morire prima di restare sola, un bisogno di conforto tra i mali del mondo. Nel suo animo c'era la preoccupazione di essere sempre preparata a tutto, accettando il volgere degli eventi,anche con grandi sforzi e sacrifici.
La grande disponibilità all'altruismo era di casa presso i Donnafugata, anzi era una professione che fu portata avanti in varie direzioni. Il bisavolo Francesco aveva istituito una fondazione con foto articoloil suo patrimonio per assegnare annualmente, nella vigilia di Natale, una casetta ad un'orfanella che convolava a nozze, senza alcun esborso.
L'iniziativa fu continuata fino ai primi decenni del secolo scorso, realizzando la schiera di piccoli appartamenti a lato dei Giardini iblei. Nei conti d'amministrazione dei Donnafugata non mancarono mai aiuti per i bisognosi, anzi il barone fu ricordato per i mille pasti giornalieri agli indigenti nei tre mesi invernali quando si interrompevano i lavori agricoli per la stagione. Anche nei conti della sorella Clementina non mancarono mai i sussidi per malati, orfani, vedove con cadenza mensile: nessuno seppe mai pubblicamente chi fossero gli assistiti. Anche il poeta Marini si era distinto per un'opera di beneficenza: aveva infatti destinato il suo patrimonio per costruire un asilo per l'infanzia e per i bambini bisognosi; il pubblicista e sindaco La Rocca aveva creato la biblioteca circolante per acculturare i non abbienti; lo storico e sindaco Solarino si era preoccupato di portare l'acqua a Ibla e di predisporre un piano per la tutela igienico-sanitaria del paese.
Il rispetto per gli altri era diffuso, la consuetudine lo rendeva un gesto di civico decoro.
Le attività culturali non mancavano a Ibla e a Ragusa: fiorirono attività musicali e teatrali, sorsero accademie culturali, nacquero prestigiose tipografie che divulgarono libri e riviste, si costituirono circoli di foto articololaici e di ecclesiastici, un ampio panorama di impegni socio-culturali. Grazie a questa formazione la giovane Maria, dopo il matrimonio col messinese Marullo di Condoianni, poté facilmente entrare nel mondo della città dello Stretto, inserendosi nel giro delle attività mondane e culturali,che le epistole testimoniano. Un'atmosfera decisamente proiettata oltre i confini di un mondo agiato ma chiuso, sulla scia del prestigioso nonno Corrado che aveva conoscenze e rapporti con varie personalità italiane ed europee.
A livello di cultura privata bisogna ricordare infine che la famiglia Donnafugata disponeva di un patrimonio bibliografico non indifferente, come il resto della biblioteca familiare ancora può testimoniare. Il corredo di pubblicazioni, italiane e straniere, le collezioni di classici d'ogni tempo, i libri sul mondo religioso, storia ed economia è la risultante di un processo culturale di primaria importanza. Soltanto per amore di cronaca evidenzio che in casa Donnafugata, come nelle dimore di buoni intellettuali del tempo, erano in grande considerazione tre autori fondamentali per il periodo: Plutarco di Cheronea, Lord George Byron, sir Walter Scott. La nostra concittadina Maria Paternò Arezzo era un fiore di un mondo che aveva saputo fondere in una perfetta simbiosi la cultura ed il rispetto umano nel più ampio progetto di una società da migliorare: di codesta lezione tocca ora a noi farne tesoro.

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