Ragusa Sottosopra
n.2 del 03/04/2009
Mazzarelli ovvero Marina di Ragusa Gocce di storia
Giuseppe Gurrieri
Lei ha affrontato un lungo percorso, dalla preistoria ai nostri giorni, per raccontare la storia di una fetta di territorio che oggi si chiama Marina di Ragusa. Scrive che nel suo piccolo questo lembo di terra rispecchia l'intera storia della Sicilia e dei popoli che l'hanno abitata. Vuole approfondire questo aspetto?
Se si considera che in Sicilia la presenza dell'uomo è attestata sin dalla Preistoria e che successivamente l'isola ha visto la presenza di Greci, Romani, Bizantini, Arabi, Svevo-Normanni e Spagnoli, per citare i più significativi, effettivamente le tracce materiali e immateriali di tali dominazioni, come ho evidenziato nel mio libro, sono ben presenti nel territorio di Marina di Ragusa pur essendo esso un territorio così piccolo. In questo senso si può ben affermare che un lembo così piccolo di terra rispecchia l'intera storia della Sicilia e dei popoli che l'hanno attraversata. A tale proposito basti pensare al riparo preistorico di Fontana Nova, alla catacomba tardo romana di cava Tardarita, agli incavi cilindrici sugli scogli della Riserva (probabili resti del porto medievale sull'Irminio) ecc. Oltre ai due importanti avvenimenti storici accaduti in prossimità di Marina e cioè la partenza per Malta del comandante bizantino Belisario e del Conte Ruggero, l'uno per cacciare i Vandali e l'altro gli Arabi dall'arcipelago maltese.
Ricostruendo la storia (ricchissima la bibliografia delle fonti) sono ben evidenziati i passaggi cruciali della nascita e sviluppo della frazione marinara: la costruzione di sistemi difensivi lungo il litorale ibleo nel '500, l'abolizione della feudalità nell'800, la bonifica del pantano del fiume Irminio nel primo dopoguerra, lo sviluppo delle attività commerciali (pesca, pietra pece, prodotti ortofrutticoli). Quali sono gli aspetti più singolari della crescita di Marina di Ragusa?
Il primo momento fondamentale è senz'altro la costruzione della torre Henriquez-Cabrera alla fine del '500. Tale fatto può essere considerato il momento di nascita di un primo, se pur minimo, nucleo abitativo in quanto la presenza di una fortezza capace di protezione attirò, in prossimità della torre, le pochissime attività allora esistenti lungo il litorale, in particolare il commercio con l'isola di Malta che prima avveniva da uno scalo nell'attuale Punta di Mola. Un secondo momento importante è senz'altro la cessione degli Arezzo ai Criscione in enfiteusi di buona parte del feudo Mazzarelli. Ciò permise un certo sviluppo agricolo e zootecnico del territorio e un ulteriore incentivo al commercio dello scalo ai piedi della torre. Ma fu con il commercio della pietra pece che lo scalo di Mazzarelli spiccò il volo; infatti si accrebbe il numero di magazzini, la popolazione in pochi anni raddoppiò e soprattutto Mazzarelli superò anche il porto di Pozzallo per importanza e quantità di merci imbarcate, divenendo, insieme a Scoglitti, lo scalo più importante di tutto il litorale ragusano. L'ultimo momento importante, iniziato negli anni '50, è la trasformazione del piccolo paese di pescatori e agricoltori, quale Marina era diventata dopo la decadenza come scalo commerciale, in centro di villeggiatura alla moda e tra i più importanti dell'intera Sicilia sud- orientale.
Marina di Ragusa conserva oggi del suo antico passato poche cose. La lenta ma crescente espansione ha cancellato molte testimonianze. Cosa è ormai perso per sempre e cosa potrebbe essere ancora preservato?
La trasformazione del piccolo paesetto di pescatori e contadini in importante centro di villeggiatura purtroppo ha avuto per Marina dei costi altissimi. Mi riferisco in particolare all'espansione edilizia che già dalla fine degli anni '60 ha subito un'acce-lerazione sempre più abnorme che continua fino ad oggi. Ciò ha comportato la distruzione lenta, continua, sistematica di tutto il territorio. Dove c'era un paesetto che fino agli anni '50 al massimo occupava un chilometro quadrato oggi c'è un grande nucleo urbano che potrebbe contare anche 20-30 mila abitanti ma che in realtà in inverno ne conta al massimo 2.500. Un deserto di cemento armato, insomma. Qui fino a pochi decenni fa c'erano meravigliose campagne solcate da centenari muri a secco, carrubi, mandorli, vegetazione mediterranea che in primavera estasiava con i suoi colori e profumi e numerose masserie del Sette-Ottocento. Tutto questo è stato distrutto e perso per sempre. Oggi le uniche cose rimaste e da preservare sono la Riserva e la Preriserva del fiume Irminio, più qualche scorcio di campagna ancora esistente ma, dispiace dirlo, anche questi posti sono in pericolo in quanto il processo che ho sopra delineato non accenna a fermarsi.
Essendo figlio di questo luogo perché ci è nato e ci vive, lei ha potuto in prima persona osservare le trasformazioni che sono avvenute negli ultimi decenni e che hanno fatto di Marina di Ragusa un importante centro di villeggiatura. Come le ha vissute?
I miei ricordi partono dagli anni '70. Devo dire che in questo periodo e fino alla metà degli anni '80 l'espansione edilizia, che già comunque era stata notevole, era bilanciata da un certo ottimismo perché contemporaneamente la frazione si riempiva di tanti e importanti strutture turistiche e ricreative. Dopo però, passato questo momento, mi sono reso conto che ogni giorno che passava spuntavano quartieri nuovi e spariva la natura. Insomma all'ottimismo iniziale è subentrato un senso di tristezza, di rabbia, di impotenza perché il meraviglioso paesetto cominciava a trasformarsi in un immenso centro di seconde e terze case nonché di anonimi condomini rigorosamente disabitati per tutto l'anno. M i sono chiesto e continuo a chiedermi che senso ha avere distrutto un paradiso terrestre per delle case dove non abita nessuno?
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