Ragusa Sottosopra
n.4 del 31/07/2009
L'Editoriale
Nello Dipasquale, Sindaco
Quante sono le risorse che sono state investite dall’amministrazione comunale per realizzare strutture, per recuperare immobili a destinazione universitaria, per garantire attrezzature, spazi? Circa sei milioni di euro.
Senza parlare poi dell’indotto economico che orbita attorno all’università: i recuperi abitativi in centro storico, l’insediamento di attività economiche, i servizi a favore degli universitari. E’ troppo per tornare indietro.
Le ultime inquietanti vicende sulla soppressione dei nostri corsi di laurea, che hanno visto coinvolta tutta la comunità in una battaglia strenua ed amara, rappresentano un sintomo preoccupante di come si intenda realizzare la cosiddetta “virtuosità” degli atenei italiani, che faranno a gara per accaparrarsi i fondi di merito previsti dalla legge Gelmini.
Saranno “meritevoli” gli atenei più bravi a “tagliare” costi. Che non significa colpire il decentramento, specie quello d’eccellenza, proprio come il nostro. Non è così che può essere intesa la riforma universitaria.
Non può essere il mero criterio economico a connotare la qualità di una università. Lo stesso rettore dell’ateneo catanese - che ieri aveva deciso la soppressione dei corsi di laurea in provincia di Ragusa, che oggi, dopo una grande mobilitazione delle forze istituzionali, sociali, culturali iblee, ha confermato il mantenimento di quasi tutti i corsi, che per domani (2010-2011) ha già preannunciato che a Ragusa si potranno mantenere solo due corsi universitari - aveva in più occasioni pubbliche decantato, ad esempio, la qualità della sede ragusana di giurisprudenza.
Per la mia amministrazione, come anche scritto agli organi istituzionali dell’università di Catania, è un atto indiscutibile garantire il mantenimento del livello universitario, assicurando la massima collaborazione per proseguire il cammino di crescita culturale e socio-economica nel territorio ragusano.
Credo che questa vicenda debba essere letta da tutti gli attori istituzionali in campo come una “prova di vita”, di quelle che costringono a riflettere, a essere consapevoli dei lati deboli e delle potenzialità; di quelle che, dopo la fase critica, permettono di definire una reimpostazione, un nuovo investimento.
E’ a questo che la comunità iblea deve aspirare, offrendo il patrimonio immenso che possiede (in risorse umane, in ricchezza territoriale, in orizzonti futuri promettenti - penso all’imminente costituzione dell’area di libero scambio tra i paesi del Mediterraneo) a chi avrà occhi per vedere ed orecchie per sentire.
Noi saremo sempre in prima linea in questa grande scommessa.
Lavoreremo per mantenere, potenziare e per accrescere la presenza universitaria a Ragusa perché è un futuro già tracciato da quello che è sotto gli occhi di tutti.
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