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Ragusa Sottosopra

n.4 del 31/07/2009

Il collegamento tra Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore (prima parte)

Giorgio Veninata, Storico

foto articoloIl collegamento tra Ragusa superiore e Ragusa inferiore
Bisogna aspettare gli anni successivi all'Unità d'Italia perché si cominci a concretizzare una iniziativa progettuale

Pubblichiamo la prima parte della ricerca storica condotta da Giorgio Veninata sulle prime ipotesi tecniche che furono redatte prima del progetto definitivo di realizzazione della strada di collegamento tra i due abitati, oggi Corso Mazzini

Non ultima tra le cause che, nel periodo successivo alla ricostruzione del centro abitato distrutto dal terremoto del 1693, si possono considerare alla base della rivalità tra i ceti dirigenti compresi nella giurisdizione territoriale delle due chiese di S. Giovanni Battista e di San Giorgio, l’assenza di un’adeguata via di comunicazione tra i due quartieri, che ne accentuava la separazione fisica e che fu sottolineata già, in epoca borbonica, in una memoria legale, risalente con ogni probabilità al 1843, redatta, in occasione di uno delle tante controversie giudiziarie, dall’avv. Pasquale Stanislao Mancini, che diverrà un celebre uomo di Stato nel periodo unitario, dal titolo “Intorno alle cagioni de’ disordini e delle discordie che da secoli dividono la popolazione di Ragusa ed a’ mezzi per farle durevolmente cessare “.
Durante il regno borbonico, il problema, pur avvertito, non venne neppure affrontato e ci si limitò a modesti ed episodici interventi di manutenzione del selciato delle scale che congiungevano i due quartieri e del sistema degli scarichi delle acque piovane tra di essi intercorrenti. Bisogna aspettare gli anni immediatamente successivi all’unità nazionale per vedere concretizzare, almeno su piano teorico, una iniziativa in tale direzione. Difatti, nei primi mesi del 1864, il not. Francesco De Stefano, uno dei migliori Sindaci che la nostra Comunità abbia espresso, dava incarico al napoletano ing. Francesco Danise, che proprio allora approntava il progetto del nuovo Palazzo Comunale, di predisporre un piano relativo ad una strada di collegamento tra i due quartieri e ciò prima che la divisione amministrativa in due Comuni distinti, sancita nel dicembre 1865, complicasse ulteriormente le cose.
Del progetto del Danise non ne abbiamo rinvenuto traccia presso l’Archivio Storico Comunale restandone agli atti soltanto una relazione datata 10 marzo 1864, che ci aiuta comunque a comprenderne la portata ed i termini. Di essa ci pare opportuno riportarne alcuni brani, tra i più significativi. Nel premettere che “queste due città una è più grande ed industre dell’altra e non comunicano fra loro che per una via a scaloni, incommoda, e direi quasi inaccessibile, e mentre l’una parte à bisogno dell’altra, manca di una commoda strada (della larghezza di ml.12 compresi ml. 4 di marciapiedi) che per lo interno le ravvicini” e che la sua realizzazione “immeglierà le abitazioni tutte ed unirà queste due parti di un sol corpo col far sparire quella divisione materiale che per mancanza di strada oggi osservasi” passa a considerare “i due estremi che saranno il principio e la fine “ di essa e precisamente la parte finale della Via Maestra (l’attuale Corso Italia comprendente la Via XXIV Maggio) e la piazza nel Piano della Chiesa del Purgatorio (l’attuale Piazza Repubblica).
Il Danise propone quindi di ampliare il piano del Purgatorio abbattendo le case e botteghe “messe davanti l’ospfoto articoloedale” (di San Giuliano), per così regolarizzare ed ingrandire la piazza, “avanti la casa dei Signori Donnafugata” essendo “questo spazio troppo necessario alla riunione degli abitanti, al mercato, ed allo sviluppo del commercio” e così prosegue : “ la nuova strada impianerà pel vicolo San Rocco (la parte iniziale di Corso Mazzini) allargandolo nel lato a sinistra, col taglio delle case” e poi “girerà nella salita San Giovanni Evangelista allineando ed allargando il lato destro col taglio della casa di Vincenzo Cavalieri sino alla Chiesa anzidetta” e successivamente “per ottenere maggior sviluppo la strada si prolungherà sino al fonte denominato acqua fredda abbattendo la casa degli eredi di Vincenzo La Rosa”.
La strada quindi “ritornerà indietro per la parte superiore della chiesa di S. Giovanni Evangelista sino ad innestarsi nella strada Bertini (cioè il tratto superiore di Corso Mazzini) e questo tratto si svilupperà in mezza costa rasentando il monte superiore e percorrerà detta strada sino all’angolo del riparto delle Parrocchie, allargando il lato destro”.
Quindi demolendo una casupola “percorrerà lungo il vicoletto Pagliarella tagliando il monte dal lato destro e con muraglia di sostegno nel lato sinistro” e quindi essa “ passerà nel vicolo Paolicci sino al rincontro della discesa Calanco, abbattendo pochi tuguri nel lato sinistro” e “ritornerà indietro e con una doppia curva si svilupperà a traverso le case dei Giangreco sino all’incontro della strada S. Venera, dove avrà un livello superiore al piano di S. Venera e ciò per accedere con giusta acclività nella Strada Maestra (l’attuale Via XXIV Maggio) che verrà rialzata nel suo principio”. Per concludere il costo dell’opera veniva previsto in £.140.000. Il 13 ottobre dello stesso anno il Sindaco trasmetteva al Prefetto di Noto copia delle delibera del Consiglio Comunale che, nell’adottare il progetto Danise che parimenti veniva inviato, esprimeva il voto affinchè il Consiglio Provinciale finanziasse “l’internamento della strada da Modica a Ragusa per quei punti che la S.V. personalmente conobbe”. Una considerazione può, a mio avviso, ora farsi e cioè il piano della via di collegamento appare molti simile, a parte le varianti dei vicoli Pagliarella, Paolicci e Calanco, con quella che soltanto negli anni Venti del Novecento conobbe la sua concreta attuazione.
Dopo tale tentativo (cui corrispondeva solo un modesto sussidio da parte della Provincia) seguiva, fatte salve ulteriori più specifiche ricerche archivistiche, un lungo periodo di inattività fino al 1877, anno in cui il Consiglio Provinciale di Siracusa deliberava (con approvazione governativa del 29 ottobre 1878) di classificare tra le strade provinciali il tronco di strada che dal Colle Girgentano (nei pressi dell’Ospedale Maria Paternò Arezzo) si collegava alla provinciale Noto - Dirillo, passando per Ragusa Inferiore e Ragusa Superiore, e con delibera del 27 agosto 1880 proponeva ai predetti Comuni “di cedere ad essi la costruzione del tronco della strada predetta, giusta il progetto di massima dell’Ingegnere Capo, colla variante che dal Piano Carmine si traversi la strada Carmine-Ruota (l’attuale via Cav. De Stefano) per congiungersi al beveratorio Serra (cioè al punto finale di detta via) e con quelle altre varianti che per brevità di linea ed economia foto articolodi spesa potrà proporre l’ufficio tecnico” mettendo a disposizione la somma di £.150.000 pagabili ai Comuni in cinque rate annuali a partire dal 1883 purchè gli stessi assumessero in solido l’obbligo della costruzione a corpo e non a misura entro sei mesi dalla data d’invio del progetto provinciale che avveniva il 22 marzo del seguente anno. In effetti l’ing. Giovanni Priolo, responsabile dell’Ufficio Tecnico dei Lavori Pubblici Provinciali, dopo avere redatto un primo progetto di massima di km.2,256 dal Colle Girgentano a Ragusa Inferiore fino alla Piazza degli Archi, attraversando il piano di S. Domenico, ne predisponeva un altro dell’estensione di km.2,859, dalla suddetta piazza alla strada Addolorata di Ragusa “superiore”.
Il tecnico in questione, dopo avere esaminato e scartato tutte le alternative, svolgeva in tal modo le sue considerazioni a sostegno della soluzione prescelta: “il terzo lato presente la valle che, partendo dal bacino dell’Irminio e traversando il lato Nord-Est di Ragusa Inferiore, si prolunga verso Nord-Ovest terminando in cave nell’altopiano superiore.
Questa valle, che nel fondo ha una sufficiente larghezza, è chiusa a destra da catene di alta rupe spesso inaccessibili ed a sinistra dal terzo lato di Ragusa “superiore” che presenta una costa non solo verticale nello sporgente sotto la Chiesa di S. Lucia, ma oggi in taluni siti, in rientranza e in prolunga sino sotto il bevaio della strada Ruota, con pendio inaccessibile, acquistando verso la strada Addolorata una base praticabile con molte cautele, che si va sempre più allargando a misura che la valle sale verso il Nord-Ovest e si unisce coll’altopiano.
Dalla Piazza degli Archi una zona di case soprapposte l’una all’altra si prolunga nella valle restando assai al disotto della strada Ruota.
Nel fondo adunque di questa valle poteva solamente condursi una prima rampa facendola quindi ritornare sull’erta pendice di S. Lucia perlocchè imboccando la strada che dalla gradinata della Chiesa del Purgatorio in Ragusa Inferiore si dirige per Sud-Nord tagliando per lungo tratto le case e pervenendo al giardino detto del Vicario, si traversa la valle ove occorre un ponte di metri 8 di luce e poscia lungo la ripida pendice (con muri in malta e in parte, verso la fine, con archi su altissimi piloni) si entra nel secondo descritto lato nella soglia del giardino Veninata vicino la Chiesa di S Lucia (estensione totale ml.1.213,20).
Da questo sito, volgendosi a Sud con comoda svolta, si perviene all’incontro della strada S. Veneranda e Maestra e poscia rivolgendo a Ovest-Sud-Ovest si gira con larga curva la contrada Carmine e ritornasi verso Nord-Est traversando le principali strade di Ragusa livellando il piano stradale e, quindi, traversando la strada Ecce Homo e Nuova (l’attuale Via G. B. Odierna) si perviene all’estremo Nord dell’abitato allo sbocco del vicolo che sta sotto il bevaio della strada Ruota (estensione totale ml. 855).
Da questo punto svolgendosi nell’erta pendice, traversando prima la ristretta zona di terra di Papi Nardo (?) e quindi le coste rocciose sino all’innesto della strada comunale del Cimitero che traversa prima con larga curva e percorre poscia entrando finalmente in Ragusa “superiore” per la strada Addolorata (estensione ml.791)”.

Seguirà la seconda parte nel prossimo
numero di Ragusa Sottosopra

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