Ragusa Sottosopra
n.4 del 31/07/2009
Il Piano Energetico Ambientale Regionale Siciliano
ObiettiviCriticitàOpportunità
Carmelo Licitra, Funzionario tecnico Settore IX
Il Piano riassume i dati riferiti all’approvvigionamento ed alla produzione delle fonti energetiche primarie, oltre ad esporre l'evoluzione e la dinamica del Sistema Energetico Regionale, con un orizzonte temporale al 2012. Durante la legislatura in corso il Piano è stato rivisto e reso coerente al programma politico del Presidente della Regione. Per ultimo, la Giunta Regionale ha deliberato la sua approvazione (DGR n. 1 del 3 febbraio 2009) integrandolo con alcune premesse di carattere generale e dotandolo di svariate condizioni ed indirizzi applicativi, brevemente illustrati di seguito, in attesa che si adottino le corrispondenti necessarie disposizioni legislative ed attuative. Fra le premesse del documento figurano riferimenti agli scenari energetici su scala planetaria, alla vigente programmazione comunitaria e ai principali presupposti della nuova pianificazione energetica regionale che si fondano sostanzialmente sulla disponibilità di tecnologie per l'utilizzazione intensiva, efficiente e “capace di incremento nel tempo” dell’energia derivata da fonti rinnovabili, sul passaggio da una economia basata sul ciclo del carbonio a una fondata su quello del sole, dell’acqua e del vento e sul decentramento della produzione dell’energia e il nuovo ruolo imposto ai livelli governativi territoriali regionali e locali.
Nello specifico, l'amministrazione regionale intende svolgere un ruolo di riferimento nel nuovo modello energetico decentrato e interattivo, fondato sul coinvolgimento attivo degli enti e delle piccole e medie imprese locali.
Gli obiettivi, necessariamente ambiziosi, che il Piano intende perseguire sono numerosi; vanno dalla diversificazione delle fonti alla ristrutturazione delle centrali termoelettriche, dal completamento delle opere di metanizzazione nelle aree urbane, industriali ed agricole all’utilizzo degli idrocarburi secondo modalità compatibili con l’ambiente, dalla incentivazione dell’uso di biocombustibili alla promozione di impianti a bio-masse e delle fonti energetiche rinnovabili, dalla attivazione di politiche finalizzate al risparmio energetico, in particolare nelle tecniche di costruzione edilizia, al favorire lo sviluppo dell’uso dell’idrogeno come sistema di accumulo dell’energia prodotta dalle fonti rinnovabili discontinue.
Nel perseguire gli obiettivi, il Piano individua anche i vincoli economici ed ambientali entro i quali sviluppare la realizzazione dei punti programmatici. In prima battuta la salvaguardia e la tutela del territorio e del paesaggio, l’incremento del reddito delle famiglie e delle imprese, l’equilibrio finanziario della Regione, delle amministrazioni pubbliche e degli enti locali, anche tramite misure compensative provenienti dall’Unione europea e dallo Stato o di natura fiscale per mitigare gli impatti causati dagli impianti di raffinazione presenti in Sicilia. Si pensa anche all’ imposizione di misure di compensazione ambientale per nuovi insediamenti energetici tramite provvedimenti autorizzativi passibili di revoca o decadenza in caso di irregolarità.
Il Piano prende atto delle criticità che non consentono una pronta implementazione di alcuni degli obiettivi esposti. Ad esempio, la produzione di energia da fonte rinnovabile con grandi impianti è limitata dalla scarsa capacità delle reti di trasporto, da superare con importanti interventi di infrastrutturazione. Appare quindi opportuno privilegiare il consumo diretto dell’energia prodotta da fonti rinnovabili favorendo, anche attraverso l’utilizzo delle risorse comunitarie, l’accesso di famiglie ed imprese all’esercizio di attività di autoproduzione di energia elettrica e termica. In modo similare, la disciplina degli impianti alimentati da biomasse terrà conto della sostenibilità ecologica, in particolare riguardo gli oneri ambientali legati al trasporto della materia prima.
Altro nodo critico “atavico”, che potrebbe invalidare i buoni propositi del Piano, è la eccessiva burocratizzazione dei processi autorizzativi; su questo argomento si prevede la semplificazione ed il coordinamento delle attribuzioni amministrative con la creazione di una “governance” che controlli la corretta applicazione del Piano e “la efficiente e celere gestione dei procedimenti di autorizzazione delle iniziative”. Per quanto riguarda le risorse finanziarie da mettere in gioco per l'attuazione del Piano, l'Amministrazione punta a quelle comunitarie (P.O. FESR 2007-2013, obiettivo specifico 2.1). Il deliberato di Giunta regionale che ha approvato il Piano contiene alcune interessanti indicazioni sulle modalità e sui vincoli di attuazione del documento di pianificazione (specie sotto il profilo autorizzativo), riguardanti quasi esclusivamente gli impianti a fonti rinnovabili oggetto di fortissima attenzione da parte del mondo imprenditoriale, non solo regionale. Viene ad esempio introdotto il diritto, da parte della Amministrazione, di avviare i procedimenti di decadenza o di revoca in autotutela delle autorizzazioni rilasciate qualora si riscontri la violazione di alcuni vincoli intesi a privilegiare il massimo impatto delle iniziative imprenditoriali - specialmente quelle nel settore delle rinnovabili (principalmente fotovoltaico, eolico, biomasse) - sul tessuto economico e sociale regionale; tali condizioni sono già state oggetto di censura da parte di taluni soggetti interessati che hanno ipotizzato violazioni della normativa comunitaria in tema di concorrenza e libero mercato; a tutt'oggi la materia è già posta all'esame della giustizia amministrativa. Un punto da evidenziare è la semplificazione burocratica per la realizzazione di interventi “minori” non soggetti ad autorizzazione e che rientrano, ai fini urbanistici ed edilizi (D. Lgs. n. 115/2008), nella categoria della manutenzione ordinaria (impianti fotovoltaici integrati o aderenti ai tetti degli edifici o con medesima inclinazione e orientamento della falda del tetto e i cui componenti non modificano la sagoma degli edifici, impianti eolici con altezza complessiva non superiore a 1,5 metri e diametro non superiore a 1 metro). La semplificazione, con autorizzazione comunale, riguarda anche: impianti mini eolici con altezza fino a 15 metri e fino a 60 KW, fotovoltaici fino a 1 MW integrati o parzialmente integrati collocati internamente ad aree industriali e artigianali, su parcheggi pubblici, edifici e servizi, collocati a terra internamente ad aree di sviluppo industriale, impianti operanti in scambio sul posto fino a 200 Kw.
Un ulteriore aspetto affrontato dal Piano è la nuova disciplina per impianti fotovoltaici su terreni agricoli, su serre (previa verifica della “immunità da effetti di desertificazione dei suoli e della effettività delle coltivazioni sottostanti continuativamente condotte”) ed in aree compromesse.
Infine, è prevista l'eventuale partecipazione diretta dell'Amministrazione regionale all’attività industriale di produzione energetica, eventualmente tramite apposito soggetto coinvolto nelle fasi di realizzazione e gestione di impianti, “con la finalità di garantire il raggiungimento degli obiettivi prefissati ed il mantenimento dei fini voluti dal Piano”.
Quest'ultima direttiva, auspicabilmente prioritaria rispetto ad altre previsioni di Piano, può dare “spunto” agli attori pubblici locali (specialmente ai Comuni) di reinterpretare un ruolo, troppo spesso abdicato a terzi, riappropriandosi pienamente della prerogativa di un territorio e di una comunità locale di sfruttare appieno le risorse naturali disponibili ai fini energetici, massimizzando il beneficio, l'impegno ed il coinvolgimento socio-economico della comunità amministrata. Le recenti e meno recenti polemiche sollevate da iniziative private nel settore dei grandi impianti eolici e fotovoltaici potrebbero definitivamente indirizzare su questa strada anche le azioni pubbliche.
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