Ragusa Sottosopra
n.5 del 30/10/2009
Monumenti - La Chiesa dell'Ecce Homo
Salvatore Gurrieri, Membro del Comitato Ecce Homo
Che avrebbe tutti i titoli ed i requisiti per essere annoverata nel numero dei monumenti già riconosciuti dall’UNESCO
Dopo il terremoto del 1693 il tema della ricostruzione della città fu subito affrontato, ma sorsero delle divergenze di opinione e di conseguenza si formarono due “partiti”: uno era propenso a ricostruire sul posto le abitazioni crollate, mentre l'altro, invece, era per uno spostamento verso il declivio del Patro. Nessuna delle due parti divenne a com-promessi, sicché l'una rimase sulla collina, l'altra si spostò verso il declivio e la pianura. Alcuni si costruirono le case attorno alla nuova chiesa di S. Giovanni, altri invece, non trovando aree fabbricabili disponibili in centro, si fabbricarono le loro abitazioni verso la zona alta della città detta “Carrubelli”, attraversata da una importante trazzera, avanzo probabilmente di una antichissima strada romana.
La chiesa dell’Ecce Homo, secondo la tradizione, sorge dove sorgeva una chiesetta di campagna dedicata alla Madonna del Rosario. La costruzione della chiesa dell'Ecce Homo iniziò nel 1808, ma si dovette trattare di lavori di poco conto, realizzati con tanta lentezza tale da renderli quasi irrilevanti. E’ nel 1842 che, su iniziativa del sacerdote Don Giovanni Boscarino, riprendono i lavori per portare a termine la costruzione della chiesa.
Sul finire dell'Ottocento i quartieri sorti alle spalle della chiesa s'erano abbastanza espansi; raggiungevano, e in taluni punti sorpassavano, l'attuale via Mariannina Schininà (allora via Progresso). In quel periodo stava sorgendo il Monastero delle Carmelitane Teresiane e verso sud una chiesetta dedicata all'Angelo Custode. La chiesa dell'Ecce Homo si trovava al centro di una vasta zona e il clero che la serviva era chiamato a sostenere sacrifici non indifferenti, dovendo officiare anche nella chiesa del SS. Salvatore (1834). Così si rese impellente la necessità di elevare la chiesa a parrocchia (1901). Proprio in quel periodo trovavano posto altre figure nella stratificazione sociale come i cosiddetti “picialuori” (i minatori che avevano trovato nuovi sbocchi occupazionali nel duro lavoro delle miniere di asfalto di contrada Cortolillo e Tabuna).
Ma la rapidissima espansione del quartiere al di sopra di via P. Lena Spatafora avviene in maniera costante, nonostante l’emigrazione negli Stati Uniti d’America fra le due guerre. Oggi si può dire che l’ultimo quartiere autenticamente ragusano che sopravvive è proprio quello dell’Ecce Homo, l’ultimo quartiere tardo-barocco della città.
L’interno della chiesa, a croce latina, ha tre nava-te con transetto e si estende per un’area com-plessiva di 1325 mq. Ha uno sviluppo estremamen-te moderato in profondità, infatti le tre navate sono divise da appena tre pilastri di cui l’ultimo fa da supporto all’arco del transetto su cui doveva impostarsi la cupola, mai realizzata.
Si distingue dalle altre chiese per le sue carat-teristiche cupolette soprastanti le due navate laterali e per la ricchezza degli stucchi e decorazioni di colore azzurrino. Si tratta per lo più di cornici, fregi, modanature finemente decorate e dorate tanto da realizzare un insieme architettonico di notevole impatto estetico.
Il campanile, o meglio la torre-campanaria, è l’emergenza attorno a cui si raccoglie un paese o un quartiere. Nella facciata della chiesa del SS. Ecce Homo svetta una torre-campanaria di stile barocco ardita, sul felice modello sperimentato dal Gagliardi per la facciata della chiesa di S. Giorgio. La scenografica facciata-campanile affogata, purtroppo, da alti palazzi che circondano il minuscolo sagrato, si divide in tre ordini o parti.
Di Ragusa si sono sempre apprezzati, valorizzati e pubblicizzati i monumenti più rappresentativi come il Duomo di S. Giorgio, il portale, i palazzi nobiliari, la chiesa di S. Maria delle Scale, la Cattedrale S. Giovanni Battista, mentre altre significative testimonianze, come appunto la chiesa dell’Ecce Homo, ricevono, a torto, una scarsa attenzione. Dopo la ricostruzione post-terremoto, la chiesa dell’Ecce Homo occupa una posizione caratterizzante, addirittura dominante, nel nuovo tessuto urbanistico della città nuova nel quale era razionalmente incastonata. Oggi il suo campanile è visto da ogni parte della città. Il geniale Rosario Gagliardi inserì perfettamente la chiesa di S. Giorgio studiandosi prima la collina di Ibla e ponendo il monumento al termine di una linea obbligata che partiva dal-l’attuale giardino ibleo, toccava la facciata di S. Giuseppe andando a finire sulla sommità dove una volta c’era il Castello.
Questo perché l’architettura era concepita come elemento integrante, in armonia con la natura, si preferiva molto la scenografia naturale. Il supporto scenografico della chiesa dell’Ecce Homo è proprio la via omonima che può essere ammirata dal suo portone centrale, assieme alla veduta panoramica della campagna ragusana; se si guarda dal basso verso l’alto possiamo immaginare il cammino che l’uomo compie su questa terra, si arriva alla Chiesa che è il tramite per la salvezza e la facciata quasi ci prende per mano per innalzarci e superare la materialità di cui siamo fatti. E’ fantastica la visione al tramonto del sole, quando alle spalle della chiesa il sole penetra attraverso la cella campanaria e riflette sulla via Ecce Homo, proiettando in controluce l’ombra della chiesa in uno spettacolo di luce, di ombre e di colori chiaroscuri mettendo in risalto la bellezza architettonica e la maestosità di questo monumento.
Dopo il recente restauro della facciata e dei cupolini si spera nel completamento degli interni e si auspica che questa chiesa possa rientrare negli itinerari turistici sostenuti dal Comune di Ragusa (è stata sempre ignorata).
In effetti la chiesa dell’Ecce Homo è uno degli esempi meglio riusciti del barocco ragusano e, oltre alle sue pregevoli decorazioni, offre un paio di gioielli di assoluto valore artistico e culturale: un “Serassi” del 1857, un grande organo-orchestra, prestigioso strumento di assoluta fedeltà sonora, e le bellissime vetrate artistiche, opera del grande maestro Duilio Cambellotti, raffiguranti la Natività, Cristo coronato di spine e lo Spirito Santo (1954).
Sul prospetto, quattro possenti statue, raffiguranti gli evangelisti, appesantiscono i cornicioni, sorretti da svelte colonne, che si assottigliano man mano che si innalzano gli ordini sino alla cella campanaria, sulla quale domina una cuspide decentrata rispetto alla verticale della costruzione. Tre cappelle per ogni navata, oltre quelle absidali, e davanti ad ogni cappella, lungo la navata, sovrasta una cupoletta. Undici altari, in tutto.
Entrando lungo la navata sinistra:
Altare S. Rocco: Quadro raffigurante S. Rocco in mezzo agli appestati (autore Emanuele Lo Presti).
Altare Anime del Purgatorio: Quadro raffigurante le Anime del Purgatorio (autore Emanuele Lo Presti).
Altare Madonna Addolorata: Quadro raffigurante l’Addolorata piangente ai piedi della Croce (autore Giovanni Di Martino, 1920).
Altare S. Antonio: (transetto di sinistra) tela raffigurante il Santo omonimo (autore Giovanni Di Martino, 1925).
Altare SS. Ecce Homo: (abside di sinistra) busto ligneo processionale settecentesco raffigurante l’Ecce Homo. Sulle pareti due pitture a tempera: una raffigurante Gesù che incontra la Veronica e l’altra Pilato che presenta l’Ecce Homo al popolo (le tempere sono opera del ragusano Arturo Di Natale).
Altare Maggiore: gli stalli lignei con bassorilievi raffiguranti i Misteri della Passione; sulla parete sinistra le canne dell’organo della ditta “Serassi” di Bergamo (1857).
Abside: gruppo statuario della Madonna del Rosario in legno raffigurante la Madonna col Bambino Gesù al centro, S. Domenico a sinistra e S. Caterina a destra.
Altare del SS. Sacramento: (abside di destra) Vi è un altare in marmo con bassorilievi e due affreschi raffiguranti degli agnelli che si dissetano alla fonte divina (eseguiti dal ragusano Antonino Cannì, rifatti da Santi Sigona).
Altare Madonna del Rosario: (transetto di destra) Si ammira un ottocentesco quadro raffigurante la Madonna del Rosario. Sui tre lati della cornice vi sono poste 15 piccole tele raffiguranti i Misteri del Rosario (trafugati nel 1990 e rifatti dai pittori ragusani Carmelo Occhipinti e Angelo Campo). Cornice in foglia d’oro zecchino (restaurata nel 2000 in occasione dell’anno Giubilare da Tiziana Bombardieri).
Altare S. Giuseppe: statua lignea raffigurante l’omonimo santo (1927, autore ignoto).
Altare S. Rita: quadro raffigurante S. Rita da Cascia in estasi (XIX secolo, autore ignoto).
Altare del Battistero: quadro raffigurante il Battista nell’atto di battezzare Gesù (autore Giorgio Sirugo, 1928).
È in corso di stampa un interessante volume “L’Ecce Homo: una Chiesa, una storia, un quartiere”, a cura di Salvatore Gurrieri, per far conoscere al turista e soprattutto ai ragusani la storia, lo splendore, il fascino del monumento
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