Ragusa Sottosopra
n.3 del 23/06/2010
Circoscrizioni in congedo
Alle prossime elezioni amministrative del 2011 i cittadini ragusani non avranno più la scheda per eleggere i rappresentanti delle circoscrizioni. E' l'effetto della soppressione dei sei consigli circoscrizionali deliberata prima dall'amministrazione comunale e poi dal consiglio comunale lo scorso aprile. E' una determinazione che tiene conto di un quadro normativo, sia regionale che nazionale, finalizzato al contenimento della spesa pubblica e che non lascia nei fatti alcuna alternativa. La legge regionale n. 22 del 2008 stabilisce che “i comuni con popolazione compresa tra 50.000 e 100.000 abitanti possono istituire consigli circoscrizionali senza oneri di spesa a carico dei propri bilanci", mentre nella legge finanziaria n. 191/2009 viene disposta la soppressione dei consigli circoscrizionali nei comuni con meno di 250.000.
Cogliendo gli umori di un ampio dibattito che si era sviluppato subito dopo le ultime elezioni amministrative sulle funzioni, i costi e l'utilità dei consigli di quartiere, l'amministrazione Dipasquale già nel 2007 aveva deliberato la riduzione delle circoscrizioni da sei a tre, mantenendo gli organismi delle due frazioni (Marina di Ragusa e San Giacomo) e di Ragusa Ibla.
A Ragusa i consigli di quartiere nascono nel 1984, prima sono dieci, poi diventano sei nel 1995.
I costi sono nel corso degli anni aumentati anche per effetto di alcune normative regionali, specie la L.R. n. 30 del 2000; nel 2006 viene dimezzata l'indennità del presidente, mentre i consiglieri percepiscono i 2/3 dell'indennità del presidente, successivamente viene soppressa per i consiglieri ogni forma di retribuzione, ma dal novembre 2008 viene reintrodotta come gettone di presenza con effetto retroattivo. All'oggi il risparmio derivante dalla soppressione degli organismi decentrati ammonterebbe a circa 300.000 euro. Il consiglio comunale ha approvato con 24 voti favorevoli ed una astensione l'abrogazione del Titolo IV e di tutti gli altri articoli collegati allo Statuto Comunale e di conseguenza l'abrogazione del regolamento sul decentramento urbano e sul funzionamento degli organi circoscrizionali del comune. Abbiamo chiesto ai consiglieri Sonia Migliore (gruppo Rosa nel pugno - Laici socialisti liberali radicali) e Salvatore Fidone (gruppo UDC) di esprimere alcune riflessioni sull'argomento.
Consigliere Migliore, Lei è stata l'unica a non esprimere voto favorevole, ma si è astenuta. Vuole esplicitare questa sua posizione?
In generale non condivido la riduzione degli organismi che danno largo respiro al concetto di democrazia partecipata e che accorciano le distanze fra i cittadini e gli eletti della politica. Nel caso specifico dei consigli di circoscrizione, questi potevano rappresentare il punto di contatto diretto e immediato fra le reali problematiche dei quartieri, la loro ambizione, le esigenze e le proposte progettuali con gli organi di massima competenza deliberativa che sono la giunta ed il consiglio comunale. Un luogo deputato a fare una prima sintesi politica delle esigenze e delle proposte relativamente alla vita dei propri quartieri, prese in considerazione e dibattute da persone elette dal popolo, quindi una importante base di confronto democratico in cui moltissimi giovani potevano esplicare la loro passione civile accorciando le distanze con la classe politica e istituzionale che poi, dagli scranni degli organismi comunali, provinciali, regionali e nazionali, è chiamata ad assumersi le responsabilità del governo di un Paese. Dunque mi riferisco a quella maturazione politica che, tramite una graduale esperienza, conduce alla classe dirigente politica, alla vita dei partiti, al senso delle coalizioni e alle capacità amministrative. Mi ren-do conto che bisogna ridurre i costi della politica e che le casse comunali sono sempre più in "sofferenza" e che bisogna prima di ogni cosa garantire i servizi ai cittadini: ma è una questione di scelte politiche. La democrazia ha un costo, si può ridurre, correggere e modificare, ma credo sia sbagliatissimo "tagliare" le radici dell'esplicazione democratica a fronte di una Regione e di un Parlamento che contemporaneamente lievitano nelle spese relative all'indotto della politica, a cominciare dagli infiniti privilegi di cui godono (dalle indennità dei parlamentari o dagli stipendi dei manager) che oggi appaiono non solo esagerati ma sopratutto offensivi nei confronti dell'attuale forbice sociale. Io non voglio un Parlamento ridotto nelle sue rappresentanze, ma voglio un Parlamento di eletti e non di nominati che, essendo tali, non difendono gli interessi del proprio territorio ma finiscono per dipendere da chi li ha nominati. Non si possono dare le premialità ai vertici, mortificando la base.
Dalla loro istituzione l'assenza di funzioni delegate ha sempre limitato l'incidenza di questi organismi nella determinazione delle scelte amministrative, vanificandone di fatto il ruolo fondante. E' stata una occasione mancata per le amministrazioni che si sono succedute o non si poteva fare altrimenti?
Credo sia stata assolutamente una occasione mancata per tutte le amministrazioni: i consigli di circoscrizione sono stati mortificati dall'assenza di considerazione politica, amministrativa e istituzionale nel momento in cui non si sono attribuite loro le deleghe dei servizi base (art. 54-comma 1 dello Statuto) e nel momento in cui non si sono mai previste in bilancio le risorse economiche, anche minime, da assegnare loro per lo svolgimento delle funzioni (art. 57 - comma 2 dello Statuto) e dunque non si sono mai messe le circoscrizioni nelle condizioni di poter raggiungere alcun obiettivo prefisso per la loro stessa costituzione: piccoli servizi per l'assistenza sociale, per l'infanzia, per gli anziani e per gli svantaggiati; piccoli servizi di natura culturale, sportiva e ricreativa; piccola manutenzione ordinaria.
E' vero che tutto ciò avrebbe avuto un costo, ma a maggiori servizi svolti dalle circoscrizioni sarebbero sicuramente corrisposti minori "intasamenti" burocratici e logistici degli uffici centrali; non solo, ma con un buon ufficio di coordinamento avremmo avuto lo stesso costo in termini di risorse economiche ed umane ed una maggiore efficienza di servizi al cittadino, con una ottimizzazione della tempestività in relazione ai servizi stessi. In questo senso, l'ideale sarebbe stato mantenere in vita i tre quartieri geograficamente più distanti da Ragusa centro e cioè Ibla, S.Giacomo e Marina di Ragusa.
Lei che bilancio traccerebbe di questa esperienza più che ventennale?
Considerato tutto quanto ho prima esposto e considerato che si sono sempre ignorati persino i pareri, obbligatori ma non vincolanti, espressi dalle circoscrizioni in merito ad atti e proposte della giunta e per il consiglio comunale, credo che la mortificazione di questi organismi, di cui parlavo prima, sia appesantita ed aggravata dall'assoluta indifferenza politico-istituzionale che ha ricondotto le circoscrizioni ad un mero strumento politico e propagandistico, semplificandone le funzioni a grandi collettori di voti. In questo senso il bilancio non può che essere negativo, anche perché, con gli atteggiamenti che ho appena descritto, credo si sia lesa gravemente la dignità politica e personale dei singoli consiglieri che, ripeto, sono stati eletti dal popolo ed in quanto tali meritavano più rispetto e considerazione nel loro lavoro.
Quali altri organi di partecipazione democratica potrebbero sostituire le funzioni delle circoscrizioni? Si parla di istituire consulte specifiche…
Tengo a precisare che noi avevamo già i consigli di circoscrizione, che per altro erano stati saggiamente ridotti a tre dalla giunta comunale, lasciando in vita Ibla, S. Giacomo e Marina: a quel punto bastava, in accordo con i consiglieri, eliminare le indennità o i gettoni di presenza (come detta la finanziaria 2010) e mantenerli in vita con una piccola previsione economica per il loro funzionamento, così come avviene per la consulta femminile, per quella giovanile e per quella degli stranieri. Anche perchè, vogliamo chiamarli consigli di quartiere o comitati o consulte, poco cambia per ripristinare e mantenere in questo senso la partecipazione democratica che sottolinei il confronto di base nei quartieri cittadini. É indubbio che i componenti di tali organismi devono essere assolutamente eletti dal popolo; in ogni altro modo in cui si possa pensare che gli stessi vengano "nominati" dal sindaco di turno, si sminuirebbe la loro funzione ad organismi di sotto-governo e come tale si fallirebbe nel confronto democratico.
Pertanto ogni altra iniziativa del genere sarebbe solo un "alibi" atto a sgonfiare i malumori politici di chi si è sentito messo da parte dai propri partiti.
Consigliere Fidone, Lei come definisce la scelta dell'amministrazione comunale e poi del consiglio comunale di sopprimere le sei circoscrizioni: una ratifica perché atto dovuto, obbligato derivante da norme nazionali e regionali o una precisa assunzione di responsabilità?
Io penso che si sia trattato di un atto dovuto nel senso che il consiglio comunale è stato chiamato a valutare una proposta dell'amministrazione comunale che aveva la necessità di guardare in avanti, verso la legge nazionale che riduce i quartieri e che li prevede solo per città più grandi della nostra. Una normativa che non è stata recepita in Sicilia ma che ha già posto all'avanguardia la nostra città. Probabilmente qualcuno potrebbe far presente che non c'era fretta. Ma probabilmente era inutile alimentare false aspettative, soprattutto il prossimo anno quando ci sarà la campagna elettorale. Credo che sia stata un'operazione corretta an-che nei confronti dei consiglieri di quartiere attuali o quelli che si sarebbero voluti presentare.
L'atto votato il 7 aprile dal consiglio comunale, con cui si sancisce l'eliminazione per la prossima legislatura delle sei circoscrizioni, ha provocato all'interno del suo partito una reazione piuttosto forte. Il consigliere Gianni Giannone (circoscrizione Ibla) si è tirato fuori dal partito e nove esponenti dell'UDC hanno sostenuto formalmente la scelta di autosospensione dal partito del presidente della circoscrizione di Marina, Angelo La Porta. Si aspettava questo effetto e a che cosa lo attribuisce?
Beh, in verità non pensavo a reazioni di questo tipo anche se non erano da escludere. Ognuno ha fatto la sua scelta e su quella non intendo esprimere opinioni perché si tratta di scelte estremamente personali. Certamente Giannone, così come altri componenti dei quartieri, e faccio riferimento anche al presidente La Porta, si è distinto per impegno e costanza. Da questa considerazione arriva l'invito a tornare indietro sui propri passi. La scelta di abolire i quartieri non è stata subita, come si è detto, ma ragionata all'interno delle forze politiche che compongono la maggioranza. E si è compreso che era una scelta da effettuare, con coraggio, magari andando in-contro a critiche, ma da portare avanti per il bene stesso dei quartieri. Le circoscrizioni hanno finora offerto un grande lavoro, ma la carenza di fondi e la mancata assegnazione delle deleghe non hanno permesso di raggiungere gli obiettivi per i quali erano inizialmente nati. Ecco perché si è resa necessaria questa sostanziale revisione.
Uno dei rilievi che da più parti viene avanzato è che sul tema della riduzione dei costi della politica si porti avanti una linea coerente, equa e non discriminatoria.
Qualcuno faceva l'esempio della composizione pletorica delle commissioni consiliari proponendo una modifica al regolamento per snellirle. Concorda?
Sono dell'opinione che avanzare le critiche con troppa facilità non fa bene al dibattito democratico e agli interessi della città. Sicuramente si può fare di meglio e di più nella razionalizzazione della spesa pubblica. Abbiamo iniziato dai quartieri ma anche per le commissioni sono al vaglio varie ipotesi di lavoro. Insomma certamente la mano destra sa cosa fa la mano sinistra.
Tolte le circoscrizioni bisognerà pensare a istituire punti di riferimento pubblici, specie per i cittadini residenti nelle frazioni. Avete già in mente proposte alternative?
Si è parlato di consulente e di organismi composti da cittadini senza alcun onere per il Comune. Potrebbe essere questa una soluzione i cui particolari sono comunque meglio da valutare. In ogni caso non vorrei che questi comitati si trasformassero in organizzazioni di feste e festini magari con il contributo comunale. Non sarebbe servita a nulla la dolorosa, quanto necessaria, soppressione dei consigli di quartiere sotto l'aspetto del risparmio economico.
Aggiungi questo link su: