Ragusa Sottosopra
n.6 del 03/12/2010
"Il colore dei sogni" di Salvatore Chessari
Nel mondo pittorico di Chessari la luce, protagonista, oscura o esalta. Non per disperdere o per omettere, ma per appartenere: a radici, a icone, a sentimenti. L'artista sembra prediligere una dimensione “solitaria” per esprimere il suo mondo emozionale, tipica del sogno e del viaggio. O sono soggetti umani decontestualizzati, in primo piano, il cui tratto appare “sgranato”, avvolti in tonalità “scure”, “tragiche”, stemperate, come anche negli “omaggi” a Caravaggio e Michelangelo, dalla dissolvenza dei particolari, per conservarne l'essenza assoluta. O sono paesaggi della campagna iblea, annebbiati da una cortina invisibile, sfumati, anche qui per fissare nella mente l'immagine della loro incontaminata bellezza, estranea alla presenza umana. O sono monumenti, carichi ancora di progettualità o di astrazione. O sono fondali marini, la cui profondità genera luce e movimento, come se il buio del profondo non avesse una nera fisicità impenetrabile, ma avesse vita solare, colori inaspettati, svelamenti di prospettiva. Scrive il curatore del catalogo dell'artista ibleo, Andrea Guastella, a proposito della tecnica usata da Salvatore Chessari per tradurre il rapporto tra superficie materica e profondità concettuale: “il colore di Chessari è molto più profondo di quanto agli occhi appaia; né potrebbe essere altrimenti, essendo egli un maestro nella stesura a velature.
Detto in parole piane, l'artista impiega sempre molti strati di vernice nei quali una piccola quantità di pigmento è mescolata con olio e sostanze leganti e trasparenti. Dopo essersi sedimentate in applicazioni successive, le patine pittoriche, chiamate appunto velature, costituiscono uno spessore ottico attraverso il quale la luce penetra ai diversi livelli prima di venire riflessa. Il modo in cui la trasparenza e il colore si fondono in questa struttura, sottile ma complessa, spiega le rifrazioni che producono tinte di sorprendente intensità. Ma la profondità di Chessari va oltre i virtuosismi della sua mano felice.
È la profondità umana di chi vive ogni giorno come fosse l'ultimo e il primo; di chi lavora non per adempiere a un obbligo ma con senso di missione; di chi sa che la pittura non è soltanto un hobby, un gioco con l'essenza, ma il doppio oscuro e luminoso della vita”. (f.m.)
Salvatore Chessari, ragusano, 72 anni, ha iniziato da autodidatta negli anni settanta il suo percorso artistico. La sua prima mostra la tiene nel 1970 alla esposizione nazionale di pittura estemporanea estiva, a Marzamemi. Poi è un susseguirsi di mostre collettive e personali, specie nell'area orientale della Sicilia. Importante negli anni novanta il suo avvicinamento agli artisti de “Il gruppo di Scicli” con cui condividerà diverse iniziative.
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