Ragusa Sottosopra
n.3 del 07/06/2005
La Grotta delle Trabacche
uno dei complessi cimiteriali ipogei più noti nella storiografia siciliana
Giovanni Iacono
Il cimitero è formato da un doppio camerone ipogeo, le cui pareti laterali sono intensamente occupate da arcosoli, per lo più polisomi. Al centro dei due ambienti sono ricavati due monumentali tombe monosome a sarcofago, sormontate da teguria rispettivamente con sei e sette pilastri. La catacomba è preceduta da un ingresso di forma rettangolare. Altri ipogei e fosse sub-divo sono note nella contrada Bùttino-Centopozzi. In particolare gruppi di arcosoli e piccoli ipogei sono distribuiti lungo la strada che da Ragusa solca l'altopiano per Bùttino, in coincidenza di antichi percorsi viari che dalla pianura di Camarina salivano verso l'altopiano. Un'altro gruppo di cimiteri si riscontrano in prossimità di una serie di cisterne per la raccolta delle acque, i cosidetti Centopozzi, forse resti di un sistema di approvvigionamento idrico e captazione delle acque piovane, per il fabbisogno dei villaggi costruiti sull'altopiano. Un analogo, anche se più complesso, sistema di approvvigionamento idrico lo troviamo in Tunisia nei pressi di Cartagine. Il sito, riportato alla luce durante una campagna di scavi condotta negli anni 90 del 1900 da una equipe archeologica iblea, capeggiata dall'archeologo Giovanni Diste-fano, è conoscito come le Cisterne della Malga. Poc'anzi abbiamo citato Jean Houel il quale nel suo Voyage in Sicilia, reportage di uno dei viaggi che l'autore ha effettuato per il mondo, è stato uno dei primi a trattare e ad illustrare la Grotta delle Trabacche. Tra le righe del suo libro si legge: "Lo strato di roccia orizzontale che si estende in quasi tutta la provincia è suscettibile ad essere tagliato, sia all'interno che all'esterno. Ecco perchè si sono conservati così a lungo i diversi monumenti che i differenti popoli vi hanno scavato, secondo le circostanze in cui si trovavano. La grotta rappresentata in questa stampa contiene due superbe tombe lunghe undici piedi e larghe otto: non dubito che siano quelli degli antichi sovrani di questa contrada e che siano seppelliti attorno a loro i corpi delle persone più distinte per rango e qualità. La prima figura rappresenta la veduta interna della grotta sepolcrale, presa dall'ingresso, così come la si vede arrivando; il che serve a fare conoscere questi luoghi funerari e il modo in cui le tombe erano poste sotto le arcate. La seconda figura offre la pianta in rilievo; si vede in particolare una delle tombe, intera ed isolata. La colonna centrale, all'estremità, era mobile e si poteva spostare per fare entrare il morto nella tomba. La prodigiosa quantità di grotte, di sarcofagi dimostrano che questo paese ha conosciuto una bella architettura". Un monumento che ha suscitato l'attenzione, quindi, di numerosi studiosi ed ha attirato la curiosità di viaggiatori che hanno attraversato la Sicilia negli ultimi secoli.
La grotta delle Trabacche non è passata inosservata anche a chi ha esplorato
il territorio per immortalarlo nella pellicola di una cinepresa. L'ipogeo ibleo, infatti, è stato parte del set della fiction televisiva "Il Commissario Montalbano". Un triller pieno di mistero e suspance che ha tenuto milioni di telespattori incollati alla TV. Qui dentro, nell'episodio Il cane di terracotta, Montalbano scopre le mummie di due fidanzati abbracciati, ai piedi di un enorme cane, appunto, di terracotta. Per visitare la grotta delle Trabac-che è necessario armarsi di scarpe da ginnastica: ci sono da saltare almeno dieci muretti prima di raggiungerla, ma ne vale la pena.
Aggiungi questo link su: