Ragusa Sottosopra
n.1 del 11/02/2008
Le vallate di Ragusa - Barriere naturali o opportunità da cogliere?
Vincenzo Gurrieri, ingegnere - Giuseppa Lembo, architetto
Insomma, è un'opportunità (rarissima nelle città italiane) che, se sfruttata, ci consentirà di realizzare una reale sinergica integrazione “natura-città”. Non dobbiamo, tra l'altro, dimenticare l'importanza storica ed il contributo fondamentale che le vallate hanno dato allo sviluppo della nostra città. All'indomani del terribile terremoto del 1693, dopo avere seppellito i tanti morti, i nostri progenitori hanno dovuto rimboccarsi le maniche per ricostruire la città e per riorganizzare le attività economiche dei sopravvissuti. Una delle risorse fondamentali a disposizione erano le vallate, e da queste la vita trovò la possibilità di ricominciare. La presenza di sorgenti di acqua, gli orti ritagliati nei costoni, il fiumicello di fondo valle, l'abbondanza di pietra, costituirono la risorsa fondamentale da cui ripartire e far rinascere la vita. Allora la “cava” diventò riferimento per l'economia della città, e la vita dei ragusani divenne un tutt'uno con l'attività delle “pirrere”, delle “carcare”, con le “sciumare”, facilmente raggiungibili grazie ai “tratturi” percorribili con carri e “carretti”, e ricche di mulini ad acqua, lavatoi e “fiuredde”. Ma le vallate si rivelarono anche una straordinaria fonte di materiale eccezionalmente idoneo per la ricostruzione. Il calcare che formava le rocce poteva essere tagliato a blocchi e poteva servire per realizzare case, masserie, ville, chiese, ma anche per abbellire portoni, balconi, per realizzare “cagnoli”, capitelli. Questo materiale antico, solido, immutabile, che si incastra e si plasma secondo le esigenze dell'architetto o del muratore, che si trova in abbondanza a portata di mano, ha consentito di creare edifici confortevoli, economici, sicuri, in grado di sfidare il tempo. Il colore del materiale, la sua lavorabilità, l'abilità degli artigiani, ne ha consentito anche un validissimo impiego estetico tanto da essere considerato oggi un valore storico ed architettonico unico. Ciò che i nostri progenitori hanno realizzato è sempre esistito ma è stato solo rimodellato e la roccia, che prima stava sotto il suolo, ora è apparsa sopra la terra talvolta con tutta la sua possente magnificenza, talvolta con la sua umile semplicità. In ogni caso Il Barocco, il nuovo stile che si impose e caratterizzò il risorgere della città, venne certamente esaltato dalla elasticità di lavorazione del materiale che si estraeva dalle cave, dal suo colore, dalle sue caratteristiche fisiche e meccaniche. Il percorso lungo le vallate diventa inaspettatamente accattivante non solo per la presenza delle “latomie” (litos=pietra e temnos=taglio, grandi grotte artificiali da cui si estraevano i blocchi di calcare necessari per ricostruire Ragusa e non solo) disseminate lungo tutto la “cava” e utilizzate fino al secolo scorso anche come rifugi antiaerei, ma anche per i notevoli reperti che dimostrano una costante presenza di attività umane. E così per millenni mulini, lavatoi, orti terrazzati, muri a secco, “carcare”, “pirrere”, saie ed infiniti altri manufatti più antichi, come le “tombe a grotticella” sparse lungo i costoni delle vallate, hanno rappresentato un segno tangibile “dell'utilizzo di codeste cave, anguste e profonde, dai fianchi irti e rocciosi”, ma facilmente raggiungibili dai vicini quartieri della città: “San Paolo” a Ibla ed il “Carmine Putie” a Ragusa.
La necessità di un reale recupero di questo patrimonio nasce sicuramente dal desiderio di salvare un pezzo di storia economica e sociale della nostra Ragusa, ma anche per le innumerevoli potenzialità naturalistiche ed ambientali che le vallate offrono, e per la possibile insostituibile funzione di collegamento diretto tra Ragusa Centro e Ragusa Ibla. Il progetto che si è realizzato lungo la vallata Santa Domenica è caratterizzato dalla volontà di riqualificare le vallate, nell'assoluto rispetto ambientale, storico ed architettonico, rendendole percorribili ed aperte alla diretta fruizione dei cittadini. Sono stati effettuati interventi di bonifica strutturale in quelle latomie ed in quei costoni rocciosi che sono apparsi pericolanti o pericolosi per la città. Sono stati completati e consegnati da anni i lavori relativi al recupero della “Latomia del Vecchio Mulino” e della “Latomia delle Carcare”, lavori che hanno consentito il ripristino di larga parte dei percorsi di accesso e di fondo valle, compresa la stradella che costeggia le caratteristiche tombe a grotticella, la messa in sicurezza degli argini del fiumicello, la realizzazione di ponticelli pedonali per l'attraversamento del fiumicello, nonché il recupero dei ruderi del vecchio mulino ad acqua, dei tanti lavatoi sepolti dai detriti della scalinata di collegamento tra la via Dalla Chiesa ed il largo San Paolo a Ibla ed il recupero ed il puntellamento della grande Latomia delle Carcare, dove sono state messe a vista le “carcare” che venivano utilizzate per la produzione della calce. Recentemente, nella seduta del 18 ottobre scorso, è stato esitato favorevolmente dalla Commissione Centri Storici un terzo intervento relativo al recupero dei percorsi di fondo valle, che tra breve andrà in appalto. Il progetto, redatto dagli scriventi, prevede il completamento della viabilità pedonale della zona iniziale della vallata, ed in particolare il collegamento tra la latomia del “Genio Civile” fino sotto al Ponte Vecchio. Il progetto prevede pure la ricostruzione degli argini del “fiumicello” distrutti dalle piene, il controllo e la regimentazione delle acque meteoriche ed anche una adeguata illuminazione dei percorsi e la sistemazione delle zone di sosta attrezzate. Purtroppo ad oggi non è ancora attuabile la realizzazione dell'intero percorso in quanto non è stato possibile acquisire la parte centrale del sentiero di fondo valle di proprietà privata (per mancato accordo con il proprietario); pertanto all'altezza del Ponte Vecchio bisogna risalire su via Gen. Dalla Chiesa e, dopo un centinaio di metri, ridiscendere a fondo valle utilizzando la suggestiva scalinata (anch'essa recentemente restaurata). Si potrà così visitare la latomia del “Vecchio Mulino” con i suoi ruderi, con il ponticello pedonale, con la cascata e con l'ingrottamento del “fiumicello”; si potrà inoltre raggiungere Ibla direttamente attraverso la stradina recuperata che fiancheggia il costone del Carmine e consente la visione delle “tombe a grotticella”. Quando finalmente il Comune avrà potuto acquisire il tratto che attualmente è di proprietà privata, sarà possibile il completamento dello stimolante percorso storico - naturalistico - archeologico che, partendo da via Natalelli, raggiunge il quartiere san Paolo, restituendo così alla città un importante collegamento da troppo tempo dimenticato. Vogliamo infine richiamare l'attenzione su quello che, a nostro avviso, è uno dei problemi fondamentali: la gestione delle vallate. Senza un uso costante tutto sarà, fatalmente, preda della crescita incontrollata delle sterpaglie o di possibili atti vandalici.
Appare necessario utilizzare l'impianto elettrico già realizzato in modo da avere un minimo di controllo notturno (oltre che per potere usufruire del discreto, ma suggestivo, effetto dell'illuminazione di fondo valle) e disporre un programma di monitoraggio e di manutenzione dei percorsi. Tutto ciò sarà certamente più facile da realizzare quando l'intero percorso sarà completato. Allora si potranno proficuamente attuare svariate proposte ed iniziative quali la realizzazione di spazi sia culturali che plein air come la “Città del bambino”, percorsi turistici guidati, attività ludiche e sportive, ma anche percorsi didattici all'interno delle latomie, passeggiate a cavallo ed in mountain bike, attività queste ultime già intraprese con successo da qualche tempo. Si potranno finalmente sfruttare al meglio le potenzialità turistiche ed economiche delle vallate, aprire un'importante via di collegamento tra Ibla, la vallata Santa Domenica e Cava Gonfalone e gettare le basi per una futura stabile connessione tra Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore.
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