Ragusa Sottosopra
n.2 del 07/04/2008
Pregevole il restauro della suggestiva tela ottocentesca
del Pollace conservata presso la chiesa della Badia
Carmelo Arezzo, giornalista
Infatti è di questi giorni la notizia che lo stesso Rotary Club, in collaborazione con altri clubs service della città, ha avviato l'iter per il restauro, anche questo affidato alla stessa professionalità del primo intervento, di un'altra delle tele della chiesa, progettando di fatto un graduale organico recupero dell'intero patrimonio artistico della preziosa chiesa, tanto cara ai ragusani per la sua pregevole architettura ma anche per i tanti aspetti storici e di tradizione che il tempio, voluto dalla nobildonna Felicia Schininà di Sant’Elia, si porta appresso come qualificante retaggio culturale. Tommaso Pollace, allievo di Vito D'Anna, realizzò numerose opere a Ragusa, ma l’occasione di un'unica committenza per l'intero apparato iconografico da collocare nella chiesa di Maria SS. Addolorata rappresenta anche sul piano documentario una interessante occasione storica. “I dipinti rispondono - scrive Giuseppe Antoci, sacerdote, nel suo intervento in un ricco opuscolo illustrativo del restauro stampato dallo stesso Rotary - ad un preciso programma iconografico legato alla istituzione educativo-religiosa del Collegio di Maria; il dipinto dell'altare maggiore indica il titolo del Collegio e della Chiesa stessa mentre i dipinti degli altari laterali raffigurano temi legati alla verginità ed alla consacrazione religiosa femminile”.
La tela già recuperata raffigura, nel rispetto di quanto concordato in sede di committenza delle opere, Maria SS. Addolorata e Crocefisso in braccio coll'altre figure competenti alla scesa della croce e, nel solco classico della “deposizione dalla croce”, emergono incisive le figure di Maria Maddalena, San Giovanni Evangelista, Nicodemo e Giuseppe d'Arimatea con alcuni angeli che piangono per la morte del Cristo. Lo stato di manutenzione della grande tela, della dimensione di 3,15 metri per 4,42, realizzata nel 1802, era abbastanza precario, in quanto segnato da alterazioni nei valori cromatici e dalla presenza oltre che di numerosi strati di polvere, anche di sporco sovramesso, di macchie di calce e di escrementi di piccione. Il recupero è stato impegnativo ma di grandi risultati, in quanto si è potuto recuperare, come oggi possono ammirare i visitatori, non numerosi purtroppo per la concomitante impossibilità di accedere alle tante chiese chiuse della nostra città, la lettura di molte zone che erano in ombra, illuminare gli scuri di fondo che sembravano appiattiti, riscoprendo un felicissimo gioco prospettico e il giusto equilibrio tra le luci e le ombre. E' venuta fuori un'opera pittorica di grande interesse per la storia dell'arte della prima parte dell'800 siciliano. La figura del Cristo deposto, la eleganza dei panneggi del suo lenzuolo, e delle vesti dei personaggi, gli sguardi che si incontrano tra gli angeli ed il Cristo, la movimentazione convincente delle figure colte in un dinamismo attento e sussurrato, in uno sfondo di incantevole pulizia decorativa, fanno di questa opera una tela di grande livello artistico, livello che è presente anche nelle altre quattro opere di minore grandezza, che la chiesa ospita e delle quali si attende presto il recupero ed il restauro.
L'intervento di restauro ha interessato anche la cornice lignea, posteriore rispetto alla tela, ed ha permesso oggi di impreziosire l’altare maggiore del presbiterio con una valorizzazione del patrimonio d'arte mobile di cui dispone la nostra città. L'Opera Pia, proprietaria della chiesa e delle opere del Pollace, ha colto con la propria presidente, avv. Patrizia Gurrieri, la rilevanza di questa azione di recupero, perché la valorizzazione del nostro passato è il solo percorso plausibile per guardare con attenzione al nostro futuro, che è fatto anche di valorizzazione in chiave turistica e culturale del nostro patrimonio. Guardando la tela del Pollace recuperata, in questa sua luce quasi magica, immaginando le altre quattro tele della chiesa tra pochi anni riportate anch'esse alla loro dignità della fattura originaria, calando il tutto nella programmazione di una rivitalizzazione intelligente del centro storico di Ragusa superiore, si coglie probabilmente la rilevanza di una città che non solo è città d'arte come ormai ci ricordano le guide, i mass-media ed i riconoscimenti internazionali dell'Unesco - ma è anche lo spazio vissuto di una popolazione intelligente che ama il proprio ambiente e che nella propria storia proietta la sua specifica identità.
Aggiungi questo link su: