Ragusa Sottosopra
n.2 del 07/04/2008
Una stele per i caduti in Iraq a Ragusa
Giuseppe Maceo
Toccante cerimonia di inaugurazione di una stele per i caduti di Nassirya, in Iraq, quella svoltasi il 16 febbraio scorso, voluta dal Comando Provin-ciale dell'Arma dei Carabinieri, agli ordini del tenente colonnello Nicodemo Macrì, avallata dal generale di divisione Arturo Esposito, comandante della Regione carabinieri Sicilia, e dal sindaco di Ragusa Nello Dipasquale.
La manifestazione, durante la quale si sono succeduti gli interventi delle numerose personalità presenti, si è svolta in Piazza Ospedale Civile, che per l'occasione ha mutato dicitura in Piazza Caduti di Nassirya, ha avuto il suo clou di grande emozione quando un drappo tricolore è stato fatto scivolare dal cippo posto accanto all'ingresso della caserma dei carabinieri, scoprendo il monumento ideato dall'architetto Salvatore Mancini e realizzato dal Comune di Ragusa.
Creato da un unico blocco monolitico di pietra pece, per l'occasione sagomata, trattata, lucidata con olio paglierino in modo tale da conservare intatte e far rimanere integre ed evidenti le venature in essa inserite, vi sono stati scolpiti i nomi dei 19, fra militari e civili, che il tragico 12 novembre del 2003 persero la vita a Nassirya.
Quando la fanfara del 12° battaglione Sicilia ha intonato l'inno di Mameli, la commozione e le lacrime dei familiari dei caduti presenti alla cerimonia hanno contagiato gli astanti, riportando lo sconforto e lo sconcerto di quei tristi giorni di quattro anni fa. La conclusione della cerimonia si è sintetizzata nell'auspicio da parte di monsignor Paolo Urso, vescovo di Ragusa, a che gli italiani tutti e le nostre forze di pace sparse in quelle parti del mondo dove ancora si lotta e si combatte, e dove sembra ancora lontano il senso di una democratica convivenza, anche tra etnie diverse, non abbiano più a piangere ulteriori perdite.
Come si ricorderà, i morti di Nassirya, vittime di un attentato kamikaze di falangi estremiste, hanno rappresentato l’alto e doloroso prezzo pagato dal popolo italiano in difesa dei principi universali di sostegno e solidarietà nei confronti di una popolazione massacrata dall'oppressione, dalla guerra e dai conflitti interni.
Giuseppe Maceo
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