Ragusa Sottosopra
n.3 del 09/06/2008
Il restauro della Catacomba delle Trabacche
Saverio Scerra,FUnz.Archeologo Soprintendenza di Ragusa
La Catacomba delle Trabacche si trova a Sud della S.P. n. 13 (la cosiddetta Beddio-Tresauro-Piombo), sul versante destro della Valle del Buttino, una cava, breve e poco profonda, che si apre lì dove il ferace acrocoro ragusano, a Sud-Ovest della moderna Ragusa, declina dolcemente verso il mare.
E' un ipogeo, forse comunitario, da riferire ad un vicino abitato d'età tardoromana (IV-V sec. d.C.) che, insieme con altri, costituiva quell'insieme d'agglomerati rurali che, ancora in età araba, costellavano l'altopiano a Sud di Ragusa. Da una sorta di vestibolo si accede in un doppio camerone ipogeico caratterizzato da profondi arcosolii, per lo più polisomi, ricavati sulle pareti perimetrali e da due file parallele di fosse terragne scavate nel calcare lungo la parete orientale del primo grande vano. Al centro dei due grandi ambienti si elevano, intagliati nel banco roccioso originario, due monumentali teguria (baldacchini) e sono disposti in maniera tale che, attraverso uno spazioso ambulacro, vi si può girare intorno: otto (una distrutta in antico) e nove colonnine rispettivamente, con relativi capitelli, raccordano alla volta le guance dei due monumentali sarcofagi monosomi per mezzo d'arcatelle che, in alcuni casi, all'imposta con i capitelli, presentano tracce di listelli modanati. Il suo recupero è nato da un'intensa e fattiva collaborazione tra il comune maltese di Mosta, quello di Ragusa, la Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Ragusa, l'Heritage Malta e la SVI.MED (Centro Europeo per lo sviluppo sostenibile) che ha fatto sì che si realizzasse un'idea progettuale, l'Interreg III A Italia Malta, nata e sviluppatasi nell'ambito del programma europeo Cultexchange. Un uso oculato dei fondi comunitari ha così permesso di riscoprire, restaurare e valorizzare due importanti complessi archeologici di età tardo-antica, quello delle Trabacche, appunto, ed il complesso ipogeico di Ta' Bistra a Malta nel comprensorio del Comune di Mosta, intesi quale simbolo comune per un ulteriore rafforzamento degli scambi culturali, turistici e scientifici tra le due opposte sponde del canale di Malta.
Nell'ambito di questo e di altri progetti, il Comune di Ragusa, grazie all'attento lavoro dei suoi uffici e dell'ing. Giuseppe Corallo in particolare, ha, prima, posto in essere un oculato piano di espropri, quindi realizzato un nuovo ed intelligente percorso d'accesso al monumento dotato di punti di sosta e cartellonistica esplicativa.
La fase dell'intervento più specificatamente finalizzata al recupero della catacomba ragusana è stata tutta a cura della Soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa: il Soprintendente, l'arch. Vera Greco ed il Servizio per i Beni Archeologici sotto la direzione del dott. Giovanni Di Stefano, coadiuvato dallo scrivente e dalla dott.ssa Annamaria Sammito, hanno seguito passo passo l'intervento di restauro della Catacomba delle Trabacche su un progetto dell'arch. Concetta Iacono e del restauratore Bruno Arezzo. Com'è ormai consolidata abitudine nell'approccio metodologico al restauro di qualsiasi monumento si sono distinte preliminarmente due fasi: la diagnostica e la progettazione dell'intervento. Per quanto attiene alla prima fase, il dott. C. Vasi dell'Istituto Processi Chimico-Fisici (I.P.C.F.) del C.N.R. di Messina è stato incaricato di effettuare un rilievo del recesso con la tecnica del cosiddetto Laser Scanner allo scopo di poter avere una ricostruzione tridimensionale dell'ingrottamento.
Anche al fine di fissarne i punti da cui eseguire i successivi rilievi con lo scanner laser, con una strumentazione totalmente automatizzata ideata dallo stesso istituto, si è eseguita, preliminarmente, una serie di rilievi fotografici dell'interno del monumento che ne hanno permesso una ricostruzione a 360° e la realizzazione di un tour virtuale dello stesso fruibile sul sito internet www.cultexchange.eu/siti.asp.
Per coprire i dettagli delle varie zone della grotta sono state eseguite dodici scansioni laser da vari punti unite, successivamente, in un unico modello utilizzando dei targets (posti in punti differenti dai primi) in sovrapposizione su più scansioni. La precisione del rilievo è stata stimata in 2cm su tutta l'area, ad eccezione delle due gallerie in fondo a destra dove, a causa della conformazione delle stesse, si sono potuti utilizzare solo tre targets e la precisione è scesa a 7cm circa. Nel corso della seconda fase, quella di progettazione dell'intervento di restauro vero e proprio, si è partiti da un'attenta analisi dello stato di conservazione dell'ipogeo il cui deterioramento era causato dagli apparati radicali e dall'abbondanza di bicarbonato di calcio, nitrati, fosfati e microflora stagionale dovuti al naturale alternarsi delle stagioni ed alla coltivazione a pascolo dei soprastanti terreni agricoli che negli anni avevano determinato l'infiltrarsi all'interno della catacomba di nutrienti organici causa dell'originarsi di microflora e di ogni conseguente forma di degrado biochimico. Altro fattore di deterioramento è rinvenibile nelle essudazioni di bitume (campioni del quale sono stati analizzati allo spettroscopio dall' I. P. C. F.) che interessavano le pareti interne dell'ipogeo esposte a Sud fino ad un'altezza di 1,45 m. dal piano di calpestio ed anche nelle precarie condizioni di staticità del banco roccioso in cui è ricavato il monumento che in alcuni punti presentava delle accentuate criticità e dei pericoli di distacco.
Pertanto l'intervento di restauro vero e proprio è stato distinto in tre momenti che hanno interessato la parte soprastante, l'ingresso e il vano di accesso e, ovviamente, l'interno. Nella parte soprastante, in prima istanza, era necessario rimuovere l'humus dove allignavano gli apparati radicali che si insinuavano nella roccia fino a raggiungere l'interno del monumento. Si è a tal uopo delimitata, quindi, un'ampia superficie nell'ambito della quale, non solo si è letteralmente scarnificato il banco roccioso, ma è stato possibile fare delle interessanti scoperte: nella porzione più a Nord é stato possibile rinvenire altre due piccole fosse terragne; approssimativamente al centro dell'area d'intervento, invece, è stata intercettata l'imboccatura esterna di un supposto camino che, in antico, con molta probabilità, doveva aerare l'interno del sepolcreto e che, in un non ben determinato momento del suo utilizzo, era stato occluso con del pietrame ora definitivamente rimosso. Ciò ha permesso di ripristinare l'originario sistema di ventilazione dell'antico recesso con ovvie e, si spera, positive conseguenze future sui suoi microclimi interni.
Accanto all'imboccatura del cosiddetto ca-mino d'aerazione è stata rinvenuta un' ennesima cavità regolarmente circolare, dello stesso diametro della precedente, ma poco profonda, dovuta, forse, ad un primo tentativo fallito di perforare il banco roccioso nella necessità di creare un collegamento con gli ambienti sottostanti. Una volta rilevate le emergenze archeologiche, si è trattata tutta la superficie con dell'antivegetativo al benzalconio all'8% e si sono chiuse tutte le fessurazioni della roccia con una malta di sabbia, calce, cemento e argilla espansa con la quale sono state altresì livellate le depressioni del piano roccioso onde agevolare il flusso delle acque piovane. A chiusura dell'intervento sul piano soprastante il monumento, la roccia è stata letteralmente rivestita con del materiale isolante in gomma di plurietano e quindi ricoperta con la terra vegetale inizialmente asportata e preventivamente accumulata per il ripristino finale. L'ingresso e il vano d'accesso all'ipogeo in più punti (pseudo-architrave e pseudo - stipiti destro e sinistro) mostravano, come accennato, delle accentuate criticità dal punto di vista statico la cui drastica e definitiva risoluzione avrebbe evitato inopinati distacchi di roccia. Dopo aver estirpato le piante infestanti ed aver eseguito un'accurata scerbatura, le parti a rischio di crollo sono state, prima, letteralmente scucite, quindi “ricucite” con degli ancoraggi in calcestruzzo sottosquadro. Si è infine proceduto alla chiusura delle fessurazioni con malta di una cromia leggermente sottotono rispetto a quella del banco roccioso che, tra l'altro, ha permesso di nascondere gli ancoraggi in calcestruzzo. All'interno del recesso si è intervenuti su una superficie totale di 932,90 mq circa comprendente il soffitto, le pareti e il pavimento. Il soffitto è stato semplicemente ripulito con spazzole munite di setole vegetali di media durezza per evitare rigature per eccesso di pressione. Allo stesso modo si è operato per la parte alta delle pareti non interessate dalla presenza di essudati bituminosi, presenti, invece, nella parte bassa di esse insieme a muschi e licheni. Questi ultimi sono stati eliminati grazie ad un lavaggio con idropulitrice a getto d'acqua e detergente neutro non schiumogeno, mentre la patina bituminosa è stata rimossa con diluenti adatti allo scopo.
Il pavimento, infine, è stato liberato dai detriti terrosi (in particolare è stata ripulita la canaletta in esso incassata tra l'ingresso e lo spazio tra i due baldacchini) che sono stati definitivamente asportati con un’aspirapolvere. Tutto l'interno a conclusione dei lavori è stato lavato con acqua deionizzata per sciogliere i sali residui e trattato con dell'antivegetativo al benzalconio all'8% prima e al 6% poi per evitare l'insorgere della microflora.
L'intervento di restauro e consolidamento della catacomba è costato, nel complesso, poco più di ventimila euro e ha riscontrato e riscontra i favori dei visitatori che oggi chiedono sempre più numerosi di poter ammirare questo straordinario monumento dell'altopiano ibleo.
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