Ragusa Sottosopra
n.5 del 24/10/2008
Gli immobili di Via Fiumicello
Simona Tumino, architetto
GLI IMMOBILI DI VIA FIUMICELLO UNA STRUTTURA AL SERVIZIO DEI TURISTI
“Era ora!“ Questa l’esclamazione più frequente dei Ragusani alla vista del completamento dei lavori di recupero degli immobili comunali in via Fiumicello da destinare a servizi pubblici. Le motivazioni di tanta attesa sono riconducibili ad esigenze di ordine sia estetico che funzionale.
All'ingresso di Ragusa Ibla, infatti, il fatiscente immobile, reso un cumulo di macerie, che avevano invaso anche il marciapiede in seguito al crollo di gran parte dell'edificio avvenuto nel 2005, non contribuiva certamente al decoro urbano (già in tanti luoghi della città compromesso).
Inoltre, Ragusa Ibla necessitava da anni, almeno da quando è stato completato il parcheggio in largo San Paolo, di una struttura di accoglienza per i numerosi turisti che in ogni stagione visitano il nostro centro storico e che offra quei servizi necessari a soddisfare i bisogni primari (bar, ristorante, servizi igienici) oltre quello di fornire informazioni turistiche sulle meraviglie del territorio ibleo.
Il progetto di recupero di tali immobili completa la riqualificazione dell'intera area che ha riguardato la realizzazione del parcheggio in Largo S. Paolo, della limitrofa area a verde attrezzato e del recupero del Mulino Purgatorio con l’ascensore (ahinoi …. non ancora funzionante!).
Quando a fine 2002 gli scriventi ricevettero l’incarico della progettazione e direzione lavori del recupero di questi immobili, nonostante le pessime condizioni in cui si presentavano, non avrebbero mai immaginato che l'iter di approvazione del progetto sarebbe stato così lungo (a causa dell'insufficienza di fondi stanziati) da potersi verificare nel frattempo un crollo degli elementi strutturali dell'edificio, tale da modificare la natura di gran parte dell'intervento.
Il cedimento delle strutture voltate ed il conseguente crollo del quasi completo paramento murario su via Ottaviano hanno reso impraticabile il risanamento conservativo per quattro delle cinque unità abitative di cui si compone il complesso.
La necessaria demolizione di quel che restava della struttura originaria avrebbe dovuto far nascere un dibattito, almeno all'interno della Commissione Centri Storici, in merito al nuovo criterio di intervento da adottare: se ricostruire cioè secondo il criterio del “com'era, dov'era”, assai diffuso in Italia, o ricostruire l'intero edificio con un linguaggio architettonico contemporaneo e più funzionale alla destinazione d'uso richiesta.
Gli immobili di via Fiumicello non avevano di certo la stessa fattura del teatro La Fenice di Venezia, né tanto meno erano inseriti nella lista dei 18 monumenti di Ragusa riconosciuti dall'Unesco come Patrimonio dell’Umanità ma, semplicemente, erano esempi di edilizia popolare di scarsa qualità, di cui non è stato possibile recuperare neanche stipiti ed architravi in pietra da taglio, eppure una riflessione sulla ricostruzione a nostro parere andava fatto. Di certo non ci si poteva aspettare che la città avrebbe colto l'occasione per un intervento di architettura contemporanea nel centro storico (come avviene in tutti i centri storici delle città europee) nel momento in cui la nostra prima ipotesi di ricostruzione contemporanea non è stata presa in considerazione dalla Commissione Centri Storici del tempo, che ha rimandato ai criteri della L.R. 61/81.
I criteri per la progettazione degli interventi di recupero del patrimonio edilizio nel centro storico di Ragusa, però, non contemplano nemmeno l'ipotesi di ricostruzione ma solo un ripristino dell'organismo esistente che ne rispetti la tipologia, il volume, lo schema compositivo dei vuoti, che “riproduca” quindi quanto più possibile l'immobile com'era.
In architettura, come in tutte le Arti, è umanamente impossibile realizzare dei restauri di ripristino tanto ben fatti da non poter essere individuabile l'inautenticità del manufatto, né tanto meno gli scriventi volevano restituire alla città un “falso storico”. Pertanto, dovendoci attenere alle prescrizioni della Commissione Centri Storici, il nostro intento è stato quello di rispettare i criteri della l.r. 61/81, mantenendo quindi le caratteristiche tipologiche, spaziali e, per quanto possibile, i materiali e le tecniche costruttive del complesso esistente, cercando, dall'altra parte, di evitare il ripristino in stile e di rendere leggibile il nuovo intervento. Il recupero è stato di risanamento conservativo per l’unità abitativa non interessata dal crollo (la prima che si incontra provenendo dal parcheggio), attraverso il consolidamento con iniezioni di calce idraulica nella muratura, l'adeguamento della base fondale ed il ripristino della copertura a tetto in legno.
La restante parte della struttura, invece, è stata ricostruita in muratura, con setti di blocchi in calcare tenero dello spessore di 60-65 cm, in modo da soddisfare le verifiche sismiche, ed è stata ripristinata la copertura a tetto in legno, da decenni assente su tutti gli immobili, mantenendo la differenziazione della linea di gronda tra le unità abitative, così come si doveva presentare prima del cedimento del tetto.
La quota stradale di un tempo era più alta rispetto a quella dell'attuale via Ottaviano, come si desume dalla quota del pavimento interno e delle porte di accesso originarie, ma per rendere l'edificio accessibile ai disabili senza ricorrere ad invasive rampe, si è ritenuto opportuno portare il piano di calpestio di tutti i vani a quello del marciapiede attuale, riproponendo però lo schema compositivo delle facciate e la configurazione delle porte e finestre originarie, con stipiti ed architravi in pietra di calcare tenero. Per non perdere la memoria delle unità edilizie di cui si componeva l'intervento, oltre alla differenziazione della linea di gronda, in accordo con la Commissione, si è scelto di differenziare la colorazione dell'intonaco di finitura esterno, evidenziando in particolar modo l'immobile recuperato (in tonalità più scura) da quelli ripristinati. Le unità abitative originarie hanno mantenuto le stesse modeste dimensioni anche all'interno, ma al piano superiore sono state messe in collegamento attraverso grandi aperture nei setti murari, così da poter usufruire di uno spazio unitario per la ristorazione.
Dal punto di vista funzionale, è una struttura a servizio dei turisti di Ragusa Ibla, o di quanti usufruiscono della limitrofa area di verde pubblico, che comprende al piano terra, con accesso da via Ottaviano, un bar-ristoro, un ufficio di informazione turistica, i servizi igienici pubblici ed il locale custode. Mentre il piano superiore, accessibile sia internamente (attraverso una scala in ferro ossidato e legno di rovere) che esternamente dalla salita Fiumicello, è destinato interamente al punto ristoro con relativa cucina e servizi. I materiali utilizzati sono quelli della tradizione locale: intonaco di finitura a base di calce, pietra calcarea e pietra asfaltica per il rivestimento degli antibagno, ferro ossidato e vetro per le partizioni tra l'antibagno ed i servizi igienici. Gli infissi, anch'essi su disegno dei progettisti, sono realizzati in ferro ossidato, mentre i controsportelli esterni, come da tradizione locale, sono in legno.
I lavori sono stati eseguiti dalla ditta Massari Giuseppe di Ragusa che è riuscita a completare l'opera nel rispetto dei tempi contrattuali, consegnando a Ragusa Ibla un importante, quanto necessario, servizio di accoglienza per i turisti.
Ci auguriamo che sempre di più la nostra città sarà apprezzata oltre che per le bellezze del Barocco anche per la qualità dei servizi offerti.
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