Ragusa Sottosopra - Anno XII - N° 2
L'Editoriale
di Nello Dipasquale
Che la legge regionale 61/81 sia uno strumento irrinunciabile per la città di Ragusa è chiaro a tutti. Da oltre 30 anni i fondi stanziati dalla Regione siciliana per recuperare, tutelare, rivitalizzare ed incentivare economicamente il nostro centro storico hanno prodotto i risultati che tutti hanno sotto gli occhi; la città di Ragusa è patrimonio mondiale dell’Umanità, non solo per i suoi monumenti, ma anche per il tessuto urbanistico nella sua globalità. Il destino che in questi ultimi anni ha segnato la sopravvivenza di questo prezioso strumento finanziario, generato dalla lungimiranza della nostra rappresentanza politica dell’epoca, è stato molto “faticoso”, anno per anno abbiamo vissuto l’ansia del “rifinanziamento incerto”, ci sono voluti appelli, solleciti, incontri, viaggi a Palermo, costante vigilanza e stato d’allerta in tutte le fasi della formazione del bilancio regionale, riuscendo alla fine a garantire la continuità dei fondi assegnati, grazie al sostegno della deputazione iblea che è stata coinvolta e incalzata nell’azione di controllo e di proposizione. Quello che è sconcertante è il sempre meno velato smantellamento della legge 61/81 da parte della Regione siciliana, che toglie lì dove le risorse vengono utilizzate ed investite, lì dove è stato redatto un piano particolareggiato esecutivo del centro storico. Ci sembra che il governo regionale entri in contraddizione quando diventa paladino dell’azione di tutela dei territori imponendo vincoli non concertati, come è successo per la stesura del piano paesistico provinciale, depauperando però gli stessi territori della possibilità di garantire queste tutele, di preservare il patrimonio paesistico, architettonico ed artistico, snaturando, ad esempio, uno strumento di finanziamento importante per i ragusani, quale la legge 61/81. La città di Ragusa ormai rappresenta un’eccellenza, insieme ad altre, della Sicilia. Non appartiene ai ragusani, ma ai siciliani, agli italiani, al mondo intero. La Regione dovrebbe piuttosto investire di più sulle realtà promettenti e virtuose (soprattutto in tempi critici), anziché mortificarle, e invece cosa sa fare? Un miope scippo ai danni della comunità iblea a cui rassegnati dovremmo arrenderci, anzi ringraziare. Il “contributo” per un solo anno di 4 milioni di euro, inserito nella finanziaria regionale approvata ad aprile, come potremmo definirlo rispetto all’ultimo rifinanziamento triennale della legge 61/81 (5 milioni di euro nel 2009, 5 milioni di euro nel 2010 e 5 milioni di euro l’anno scorso, poi ridotto a 4.750.000)? Una progressiva sottrazione di risorse ad un territorio laborioso e meritevole di attenzione. Altri 750.000 euro persi, che non sono rimasti neanche in ambito provinciale. E sullo sfondo un grosso punto interrogativo per gli anni a venire. Un segno amaro anche della debolezza dell’azione della nostra rappresentanza politica a Palermo che, pur sforzandosi (e apprezziamo la bontà degli intenti e l’attenzione impiegata), “porta a casa” sempre meno rispetto alle aspettative dell’intera comunità iblea.
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