Castello di Donnafugata
Gli interni del castello ai tempi di Corrado Arezzo
Con l'avvicendarsi degli eredi e le più recenti vicende di degrado, furti e restauri il castello ha mutato nel tempo la
sua facies.
Ma, se per le fasi costruttive si è cercato attraverso varie fonti di delinearne quanto meno le tracce principali
di sviluppo, per gli interni grazie a documenti si è potuto risalire con certezza alla configurazione ultima del
castello negli anni novanta dell'Ottocento, prima quindi che Ignazia, sorella di Corrado, duchessa di Albafiorita, la
nipote Clementina e soprattutto il marito di quest'ultima il francese Lestrade, cui sono stati attribuiti diversi
interventi nell'edificio e nel parco, intervenissero con ulteriori trasformazioni.
Seguendo una descrizione tardo ottocentesca si può passeggiare virtualmente per le stanze del castello,
scoprendone man mano l'arredamento originario, la destinazione d'uso degli ambienti e la scelta dei colori.
Il nostro percorso prende l'avvio da quella che viene denominata la "Gran Sala", oggi più nota come Sala
degli Stemmi, che in
origine risulta essere stata arredata con semplici sofà dall'ossatura in noce e imbottitura in "cretonne",
sei "portali" o meglio zineffe con tende della stessa stoffa dei sofà, due sottospecchi
in legno dipinto nero abbinati a due candelabri di ferro, un orologio decorato con puttini, e, inoltre, due statue di
gesso su piedistallo, due armature, tre vasi di alabastro, quattro trofei sovrapporta e due colonnette in pietra pece
sormontate da vasi di creta in stile etrusco con figure a rilievo.
Questa sala ha assunto l'appellativo attuale perchè le pareti sono state interamente decorate con gli emblemi della
nobiltà siciliana. Tra le carte private degli eredi si trova una lettera, indirizzata a Clementina e datata 1915, a
firma di un certo Gargallo che dichiara di pregiarsi dell'onore che "una mano gentile" ritragga sulle pareti
di Donnafugata le insigne della sua famiglia. Questa lettera e la relativa data fondano il sospetto che la scelta di
questo apparato decorativo possa attribuirsi ai coniugi Lestrade piuttosto che a Corrado, anche se, data la
complessità e la minuzia dell'opera, non si può parimenti escludere che l'esecuzione si sia protratta a lungo
nel tempo e quindi sia stata solamente completata dagli eredi.
Proseguendo il percorso sulla sinistra della suddetta sala si incontra la stanza allora denominata "Pischia!" forse per il colore delle pareti, posta dirimpetto alla sala da pranzo e con una finestra "sporgente nella villa". L'arredamento si presentava sontuoso ed elegante. Nonostante l'uso dell'oro per i "sottospecchi" e per l'ossatura delle sedie dei divani, è da notare l'abbinamento a stoffe semplici come la tela bianca che smorzava lo scintillio dell'oro senza enfatizzarlo con l'uso di colori accesi, ottenendo quindi un effetto complessivamente sobrio. Con il termine "sottospecchio" si intendevano le consoles, cioè i tavoli da parete molto diffusi sotto Luigi XVI, di cui a Donnafugata si trovano vari esempi. Il ripiano del sottospecchio era adornato da una campana di vetro con all'interno uccelli imbalsamati, affiancata da statuette di gesso. Cornici dorate erano usate anche alle pareti per le "oleografie".
Alla stanza successiva si passava varcando una delle due porte e specchio della precedente. Anche questa stanza era orientata verso la villa e vi si apriva con una finestra. Dall'arredamento deduciamo che era utilizzata come camera da letto, per la presenza di un capezzale in albicocco con ripiano in marmo, un "armaire" anch'esso in ciliegio, un letto, un tavolo tondo intarsiato, un gruppo di ritratti a ventaglio, una ciocca di capelli incorniciata, una toletta di mogano intarsiato a diverse sedie e un sofà sempre tappezzati con una tela bianca. La camera dotata di retrostanza attiguo con funzione bagno, quindi lavabo in mogano e marmo, boccale e bacile come allora in uso.
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Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo Angelica Editore
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto Nicastro
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione
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