Castello di Donnafugata
Gli interni del castello ai tempi di Corrado Arezzo
Segue la stanza denominata "della Torre" anche questa destinata a camera da letto con retrocamera. Si tratta dell'attuale camera circolare celeste, la cui costruzione è stata tradizionalmente attribuita al Le strade, ma che era certamente già esistente alla data della morte di Corrado. Tra pezzi che costituiscono l'arredamento di questa camera vanno annotati un etagère di palissandro, un tavolo in mogano, un tavolino in noce e una "sedia - poltrona in pelle nera". Tra le curiosità: due campane di vetro con "pesciere" e una miniatura giocattolo di armoire.
Segue la stanza qui denominata "Pompeiana" per le raffigurazioni classiche della volta, che "prende lume da una finestra e più un balcone sporgenti nella grande terrazza, e più un'altra finestra che dà nella villa", dotata di letto di rame, capezzale in palissandro, scrivania in mogano a due ali e una poltrona tappezzata in cretonne.
Le stanze di seguito descritte erano adibite a camere da letto. L'ambiente immediatamente attiguo era chiamato
"saletta con parato a bosco", vengono menzionate poi la "stanza a parato celeste", la "stanza bianca", ed un servizio destinato
alle stiratrici. Per lo più le camere erano dotate di un retrostanza ad uso
di bagno. L'insieme di stanze appena descritto costituisce "l'appartamento della contessa", che occupa il
nucleo edilizio posto nell'angolo nord-ovest del quadrilatero. Da una scaletta interna è possibile accedere a quello che
era chiamato "quarto superiore della pischia", costituito da una sequenza di stanze tutte destinate a camere da letto.
Ritornati nella "Gran Sala", il nostro percorso riprende l'avvio dalla cosiddetta "Sala del
Lucernaio", anch'essa arredata con mobili prevalentemente in stile Luigi XVI in legno laccato bianco
con decori in oro a ghirlande, sedie e poltrone in tela bianca.
La stanza seguente era denominata "Salone del Pianoforte" o Stanza della Musica, era dotata di sedie, sofà circolari, poltrone e tendaggi tutti in seta bianca, un pianoforte verticale in legno verniciato nero con relativa sediolina di Vienna e vasi di creta, candelabri di cristallo e un cane di terracotta. Da una retrostanza di questa sala attraverso una piccola scala interna si saliva al cosiddetto "piano della torre vecchia" più nota come Torre di Bianca dove secondo la leggenda sarebbe stata segregata dopo il rapimento la regina Bianca di Navarra.
Ritornati al piano nobile, si accede alla "cameretta con alcovia" dove prevalgono nuovamente tessuti semplici
come il cretonne e la juta; passando
nuovamente per il salone si giunge alla "camera delle rose" dotata di retrostanza. Poi attraversando un
piccolo corridoio, da dove è possibile imboccare una scaletta che conduce alle quattro camere soprastanti questo "
quarto", si arriva alla "camera di Don Corrado" con vista sul parco. Le stanze attigue, tra
le quali anche una denominata "calapasi", una "la ricamata" e ancora una "camera a dormire in
inverno", erano per lo più camere da letto e salottini per ricevimento privato e costituivano
l'appartamento cosiddetto "della Principessa", ovvero della figlia di Corrado Maria Concetta e del marito
Principe di Castellaci.
Tra le curiosità presenti nelle suddette stanze si nota un orologio con statuina che riproduceva l'effige di Cavour.
In questo angolo a nord-est del castello un muro-paravento ostruisce la vista del parco e una torre quadrata più
tarda chiude e contrafforta l'angolo di incontro tra i due muri liberi che completano il perimetro del quadrilatero
esterno entro cui sono state inglobate e nascoste le dissimmetrie dei diversi nuclei edilizi del castello.
Di seguito sono descritte le camere che costituivano "l'appartamento della Duchessa di Albafiorita" Ignazia, ovvero la sorella vedova che Corrado, rimasto vedovo a sua volta, aveva chiamato ad accudire le nipotine orfane Concettina e Clementina.
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Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo Angelica Editore
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto Nicastro
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione
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