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Personaggi Illustri
								L'ingegnere Filippo Nicita
								
Personalità  eclettica dell’800 ibleo. Si interessò di pesi e 
								misure, di astrofisica. Disegnò e realizzò l’attuale facciata del Teatro Concordia
						
“Una curiosa caduta di polvere meteorica, constatata da noi stessi, si verificò in Ragusa e Modica il 13 novembre 1899, lo stesso giorno in cui da Falb era stato annunziato l’incontro della cometa di Biela colla Terra. Un’ora prima di mezzogiorno il cielo, prima purissimo, si coprì di una leggerissima velatura come una sottile nebbia, che appariva più chiara e quasi abbagliante verso il sud dell’orizzonte, mentre al lato opposto il cielo conservava un azzurro intenso. Questo era ciò che a prima vista osservavasi in cielo; però situandosi al margine dell’ombra proiettata dalle case e volgendo lo sguardo verso le vicinanze del Sole, si vedevano cadere dal cielo fili sottilissimi, di uno splendore argenteo, molto simili ai fili di ragno e d’una lunghezza variabile dai due ai quattro metri. Dal punto d’osservazione di questi fili se ne potevano contare una ventina al minuto secondo; la velocità di caduta era molto moderata e non differiva troppo da quella che può assumere un filo di ragno che cade dall’alto. Siccome i fili sottilissimi si potevano solo scorgere per il riflesso dei raggi solari, così abbandonata la posizione favorevole, essi non si vedevano più. Cessato il fenomeno, che ebbe la durata di un paio d’ore, potemmo osservare sulle ringhiere dei balconi uno strato sottilissimo di pulviscolo impalpabile.”
È questa la cronaca di un curioso fenomeno astrofisico, direttamente osservato da chi scrive le note analitiche, che ormai 
							   oltre un secolo fa coinvolse il nostro territorio. Osservatore d’eccellenza della caduta di “polvere di stelle” era 
										l’ingegnere Filippo Nicita. I ragusani di oggi lo conoscono per aver disegnato e costruito, nel 1883, l’attuale facciata del 
										“Teatro della Concordia”, diventato poi Cinema Marino, ma l’ingegnere ragusano Nicita fu illustrissimo professionista e per un 									lungo periodo di tempo a cavallo tra i due secoli.
          
Filippo Nicita era nato a Ragusa nel 1861, e nella sua città morirà settantasette anni dopo, nel 1938. Nicita era stato 
										allievo - a Napoli - di Giovan Battista Filippo Basile (celebre architetto palermitano che, oltre ad aver disegnato decine di 
										case private e monumenti pubblici tra cui anche il Teatro Massimo di Palermo, era anche il padre di quell’Ernesto Basile, 
										considerato il maggiore architetto italiano del suo tempo, tra i maggiori in Europa e capostipite dello stile “nuovo” che poi 
										passerà alla storia come “Liberty”, almeno in Italia).
							
Come si diceva, la principale opera architettonica di Filippo Nicita, o meglio quella per la quale è maggiormente conosciuto, 
							   è il prospetto del Teatro della Concordia del 1883, che l’architetto sovrappose al prospetto originario del 1843, del quale, 
										allo stato attuale della ricerca storica, non si conosce l’autore. Ma dello stesso lavoro di Nicita, per quanto conosciuto e 
										relativamente recente, non si conosce tutto. Per esempio l’attribuzione dei tre busti che sormontano le altrettante porte di 
										ingresso al teatro. Posto che il primo a sinistra potrebbe essere con una certa sicurezza il catanese Vincenzo Bellini, degli 
										altri due si continua a discuterne l’identità: forse Donizetti, forse altri musicisti e compositori di metà Ottocento. 
          
Ma, come abbiamo visto in apertura, il nostro Nicita era studioso eclettico, come del resto imponeva lo stile adottato 
										da tutti gli intellettuali europei del diciannovesimo secolo e del primo ventesimo. Oltre che di architettura, si occupò – e 
										lo fece con un’opera tuttora attuale – della conversione delle unità di misura, di liquidi, di solidi, di dimensione. Alla 
										fine dell’800, ma certamente fino alla fine degli anni Trenta del ventesimo secolo, era attualissima la necessità di poter 
										velocemente convertire le diversissime misure in vigore, per quanto ufficialmente dichiarate decadute ed anzi “abusive”, nelle 									nove province siciliane. Per tale motivo ebbe notevolissimo successo ed ampia diffusione un’opera del Nicita, le “Tavole di 
										Ragguaglio dei Pesi e delle Misure già in uso nelle Province Siciliane e le misure del sistema metrico decimale”, un successo 
										tale che nell’ottobre del 1938, trenta anni dopo la prima edizione (e poco prima della morte del grande studioso), i “Fratelli 									Puglisi – Stamperia Editrice in Ragusa” dovettero editarne una seconda alla quale però l’autore, già molto anziano e prossimo 
										alla fine, non poté contribuire se non con una piccola nota nella quale dichiarava che l’onere della riedizione – con una 
										serie di revisioni ed ammodernamenti delle tavole di ragguaglio – lo lasciava al figlio, anche lui ingegnere, ed anche lui di 
										nome Filippo. Nella seconda edizione del 1938 è quindi ancora necessario comparare – per esempio – gli ettari e le are del 
										sistema metrico decimale con le antiche – ma evidentemente ancora in uso – misure agrarie dell’altopiano ragusano fatte di 
										tumoli, mondelli, coppi, garozzi e garozzelli (misure che, a ben pensarci, sono ancora oggi utilizzate, seppure solo a livello 									informale e nella parlata dei nostri massari).
							
L’ingegnere Nicita era – evidentemente – molto preparato e soprattutto, almeno questa è l’impressione che si ottiene 
							   leggendolo, molto avanti nel tempo, proiettato al futuro. Un esempio, tra i tanti che sarebbe possibile riferire, è tratto 
										dalla nota con la quale apre il suo libro “Storie Celesti”. In quella nota, il Nicita scrive: “la fotografia ha raggiunto un 
										grado di perfezione che è davvero sorprendente, e tutto fa sperare che essa seguiti a progredire ancora”.
          
E però l’aspetto più affascinante dell’attività intensa e molto varia dell’ingegnere Nicita era, a nostro parere, quello 									legato all’astrofisica. E si torna alla citazione che apre questo nostro ricordo del benemerito studioso ragusano. 
							
L’osservazione della polvere meteorica caduta su Ragusa quel 13 novembre del 1899 è tratta da una opera del 1905 che Filippo 
							   Nicita volle titolare “Storie Celesti”, affidandone la stampa alla celeberrima tipografia e casa editrice ragusana “Piccitto e 									Antoci”. Opera deliziosa, a cominciare dall’elegante copertina in stile Liberty, e con quel titolo che potrebbe anche far 
										pensare a vicende romantiche, oppure di ordine liturgico-religioso. E invece si tratta, e la lettura ne risulta 
										gradevolissima, della spiegazione e dettagliata analisi di fenomeni di origine astronomica e fisica. E quella pagina da noi 
										riportata sulla “polvere di stelle”, caduta su Ragusa oltre un secolo fa e descritta da Nicita, ne è solo un esempio.
          
In  “Storie Celesti” l’ingegnere ragusano riferisce di meteoriti cadute nel Messico e nella Cina settentrionale, di 
										aurore boreali e di temperature astrali, di distanze cosmiche e di comete, soli e pianeti. Una lettura affascinante,  senza 
										dimenticare che si tratta di pagine scritte oltre un secolo fa. Scritte,  con passione e conoscenza,  insieme ad altre opere, 
										da uno studioso ragusano al quale oggi la sua città – fatto salvo nostro errore - non ha ancora dedicato una via che ne possa 
										perpetuare la memoria.
							
Autore: Saro Distefano
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