Castello di Donnafugata
Donnafugata: masseria fortificata, casina neoclassica, castello neogotico, riflessioni su una mutazione
L'accostamento ai cimiteri piuttosto che alle Esposizioni Nazionali e Internazionali, caratterizzate dal medesimo
trionfo di linguaggi e forme proprio dell'Eclettismo polistilistico, è dovuto al fatto che non va sottovalutato quel
profondo senso della caducità che aleggia tra i filari di cipressi e i cenotafi neoclassici del parco, bene lontano
dallo spirito folkloristico ed esotico che accompagnava i vistosi padiglioni delle Esposizioni.
Lo spirito dissacratore, comunque, rende il caso di Donnafugata alquanto raro.
Se da un lato, il modello del giardino paesistico era da tempo una moda, e dall'altro i retaggi della lunga tradizione
del giardino formale erano inevitabili, lo spirito ludico, se non addirittura sarcastico, che domina gli accostamenti tra
vegetazione, natura, architettura ed effimero è decisamente originale per il modello romantico prescelto dal
committente. Si pensi in special modo, alla presenza di una grotta a forma di vagina, ottenuta artificialmente mediante
una struttura a conci di calcarenite rivestiti da lastre di concrezioni calcaree di tipo carsico, certamente estratte da
grotte naturali.
Il risultato è tale da attribuire all'antro un effetto di morbidezza naturale qualsi fosse un tessuto epiteliale.
All'interno della grotta in modo inequivocabilmente dissacratorè Arezzo fece collocare per la sorpresa delle signore un
automa chinato a defecare palline colorate.
Anche nell'ipotesi che parte fabriques disseminate nel parco siano da considerare un complemento dell'iniziale progetto
neoclassico, ugualmente la mano che ne elaborò la successiva integrazione nel più complesso disegno che conosciamo,
rivela la conoscenza di una prassi paesaggistica consolidata.
Il castello di Donnafugata, sito in un possedimento di origine feudale, emerge coerente nel rapporto tra il linguaggio
neogotico e la memoria feudale del territorio, inserendosi armoniosamente in qualità di architettura medievale per
antonomasia.
Va peraltro ricordato che in Val di Noto sono tutt'altro che infrequenti casi di masserie turrite e configurate
"a castelletto", anche se di carattere più rurale e meno sontuoso del castello di Donnafugata, ma pur sempre
volutamente medievaleggianti.
A Donnafugata la scelta di una quinta-paravento che occulti le dissimetrie, oltre ad essere l'effetto di un'operazione di
ricucitura dei diversi nuclei preesistenti, fa emergere con la forza l'istanza romantica su quella della flessibilità
distributiva.
Peraltro ne è la prova tangibile il destino della suggestiva trifora con cui la prima facies del castello si apriva sul
fronte principale.
Scelta effettuata sulla scia di vagheggiamenti romantici o di suggestioni letterarie, la cui inefficienza distributiva è
dimostrata dalla pronta sostituzione con l'attuale loggia ad archi, meno felicemente ispirata, ma decisamente più
funzionale.
Il vero progetto del castello ottocentesco è proprio quello ritratto nella nota cartolina, che rivela un disegno di
architettura più consapevole e per il quale la ricerca dei modelli si fa interessante.
Non si può considerare casuale a Donnafugata la scelta del neogotico, in particolare, del neogotico veneziano,
considerandone peraltro l'inserimento in una composizione che nel ritmo delle aperture e nei volumi ricorda i "sollazzi" normanni.
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Tutto il materiale è tratto dal testo "Donnafugata il castello" edito da: Filippo Angelica Editore
I testi sono a cura di: Carmelo Arezzo, Gaetano Cosentini, Milena Gentile, Biagio Guccione, Giacometto Nicastro
Le schede Botaniche sono di: Tiziana Turco Le Foto di: Giuseppe Leone
Si ringraziano l'editore e gli autori per la gentile concessione
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